16/03/2020 16:46
CORSERA - E' tornato in Cina Roberto Donadoni, allenatore attualmente dello Shenzen. Al quotidiano ha raccontato la situazione legata all'emergenza Coronavirus:
Che situazione ha trovato in Cina?
«Da Hong Kong a Shenzen c’è una manciata di chilometri, quando siamo entrati in città con il pullman ho visto che la situazione è tornata alla normalità. Le strade sono vive, popolate di gente. Portano la mascherina, ma fa parte della loro cultura, la usavano anche prima che scoppiasse questa epidemia. Basta che uno abbia un po’ di raffreddore e la mette. Diciamo che se prima la indossavano tanti, ora ce l’hanno proprio tutti».
Il suo passaporto italiano è stato un ostacolo in più alla dogana?
«I controlli sono accurati per chiunque. Abbiamo dovuto compilare moduli dichiarando i Paesi nei quali siamo stati negli ultimi mesi, ci hanno provato la febbre, ci hanno fatto parlare con specialisti che ci hanno chiesto di tutto. È burocrazia, ma anche sicurezza».
Non a caso la situazione in Cina è migliorata.
«Mi viene da sorridere, però, quando sento dire che la Cina deve essere un modello per l’Italia. Noi non dobbiamo copiare chi sta combattendo la nostra stessa battaglia contro un avversario così infimo, ma limitarci ad avere buon senso. Bisogna capire che oggi non si può rischiare. È così difficile?».
Le sembra che non ci riusciamo?
«Quando leggo che tante persone dal Nord sono scappate in Sicilia e in Puglia, penso di no. Come si fa a non comprendere che questo è un autogol? Occorre stare fermi, in casa. Lo dicono tutti».
Pensa che in Cina ripartirà presto anche il campionato di calcio?
«Si parla di aprile. Noi ora dovremo stare fermi 14 giorni, bloccati nelle nostre camere di albergo, e non sarà facile soprattutto per i nostri giovani giocatori. Ma loro sono già contenti di essersi riavvicinati a casa, erano fuori da gennaio e avevano un po’ di ansia».