28/03/2020 15:40
Gabriele Gravina, presidente della Figc, ha rilasciato una lunga intervista pubblicata sull'edizione odierna del quotidiano per parlare del piano per cercare di finire l'attuale stagione e pianificare al meglio la prossima. Queste alcune delle sue parole:
Presidente, il calcio vuole finire campionato e coppe a qualunque costo? Il ministro dello Sport, Spadafora, ha parlato di inevitabili porte chiuse.
«Se l'emergenza lo consentirà, a livello internazionale siamo d'accordo sull'ultimare campionati e coppe perché deve essere il campo a determinare i risultati. Ci atterremo alle indicazioni: se la condizione per giocare sarà di farlo a porte chiuse, ci adegueremo».
L'auspicio è riprendere a maggio, ma l'ipotesi più probabile parla di giugno con uno sfioramento nel mese di luglio. Non si rischia di pregiudicare il futuro?
«Siamo ancora in tempo per provare a terminare l'attuale stagione senza troppi strascichi nella 20/21, ma è evidente che andare oltre metà luglio renderebbe le cose complicate. Tutti i protagonisti faranno sacrifici per il bene del calcio. Finire quello che abbiamo iniziato, oltre ad attutire il danno economico, comunque importante, ridarebbe agli italiani la voglia di gioire».
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Prima le liti sui rinvii delle partite, oggi sul destino del campionato con alcuni club che chiedono di annullarlo subito: è solo un modo per risparmiare?
«E il momento di mettere da parte le rivendicazioni personali e cercare una visione più ampia e condivisa. In ballo c'è il futuro del gioco più amato dagli italiani, per questo dobbiamo provare a far rotolare il pallone non appena possibile».
Sarà davvero possibile tagliare gli stipendi?
«Abbiamo già iniziato a dialogare con Assocalciatori e Assoallenatori, che si sono dimostrate disponibili. La difficoltà di far fronte a determinati impegni è evidente. Nessuno può far finta di non porsi il tema del costo del lavoro. Lo faremo senza mortificare nessuno».
Se alla fine non si riuscisse a ripartire, il calcio avrà bisogno del soccorso statale?
«Il calcio si è sempre supportato sulle sue gambe, è il terzo comparto produttivo del Paese. Ho già chiarito che non chiediamo contributi diretti, piuttosto provvedimenti legislativi che ne agevolino la ripresa e lo sviluppo».
Totocalcio 2.0, pubblicità sulle scommesse e norme meno stringenti sugli stadi. Si aspettava proposte più "coraggiose"?
«Al contrario, queste proposte sono frutto di una comunicazione e di un tempismo sbagliati. Siamo ancora in piena emergenza, quindi le nostre richieste sono quelle urgenti per contenere l'emorragia: proroga delle concessioni d'uso degli impianti sportivi e sospensione del pagamento dei canoni; differimento delle scadenze; estensione della cassa integrazione e dei contratti di solidarietà anche per i giocatori di Serie B e C, fino ad un massimo di 50mila euro lordi; istituzione di un Fondo Salva Calcio - al quale la Figc destinerà tutte le risorse disponibili - che funga da sostentamento per le società in crisi di liquidità. Le altre idee entreranno nella seconda, forse terza fase di interventi».
Basteranno per salvare il 30% dei club a rischio fallimento?
«Assolutamente no, non bastano. Dovranno essere affiancati provvedimenti legislativi e federali che tengano conto soprattutto della base del professionismo e dei Dilettanti. E in questa fascia che rischiamo l'emorragia più grave».
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(Libero)