Sibilia: «Tremila società rischiano la fine»

28/03/2020 13:24

Cosimo Sibilia, dal 2017 presidente della Lega Dilettanti, e Vice Presidente Vicario della Figc, in una lunga intervista rilasciata al quotidiano ha parlato della situazione del calcio italiano, che nelle ultime settimane sta facendo i conti con l'emergenza sanitaria legata al coronavirus. Queste alcune delle sue parole:

Si tornerà a giocare in questa stagione?
«Dobbiamo tornare a giocare, ovviamente non appena il problema sanitario nazionale sarà superato».
Anche voi state pensando di sforare il 30 giugno?
«Non ne avremo bisogno, se si potrà tornare in campo nel mese di maggio».

Ipotesi di sospendere tutto, com'è avvenuto in Inghilterra?
«Nessuna. Vogliamo finire la stagione. E farlo con i dettami del Comunicato numero 1, che stabilisce i criteri di promozioni e retrocessioni».

Nessun titolo a tavolino, dunque...
«Assolutamente. L'unico verdetto è quello che viene dal campo. Eppoi, con quali criteri scegliere? Sai quanti reclami ci sarebbero... No, finire è un nostro dovere, perché siamo il cuore del motore calcistico italiano. Siamo l'altro calcio, quello che aggrega, crea solidarietà, amicizia e socialità».
Ed è quello che rischia di pagare un prezzo salatissimo...
«Non ci sono dubbi. I nostri studi hanno stimato che rischiamo di perdere circa tremila società, il 30% del movimento. Non dimentichiamo che nelle regioni più colpite dal virus siamo fermi da metà febbraio».
Ma avete ipotizzato una data per la ripresa?
«Non possiamo farlo, la salute e l'emergenza vengono prima di tutto. Noi speriamo di poterci rimettere in moto nel mese di maggio, perché se dovessimo sforare a giugno il rischio di perdere società sarà molto più elevato».
Piccoli imprenditori, artigiani, commercianti: tutte categorie che oggi sono in crisi e che sono la linfa del vostro movimento.
«Credo che nessuno meglio di noi possa essere lo specchio della realtà sociale del Paese, perché i prezzi che pagano queste categorie sono quelli che paghiamo noi».

Servirà un intervento governativo?
«Certo, perché altrimenti sarà dura affrontare la realtà: alla ripresa, se non si interverrà, pochi avranno infatti voglia di tenere vivo il calcio dilettantistico».
Lo Stato deve fare la sua parte ma avete ipotizzato come può farlo?
«Intervenendo su comuni e enti locali per agevolare l'utilizzo degli impianti sportivi, per esempio; o fornire coperture economiche per fronteggiare i danni».
Può bastare?
«No, ovviamente. Ci vogliono anche importanti interventi normativi, che solo il Governo può fare. Al quale chiederemo la modifica del cosiddetto Decreto Melandri in modo che si possano utilizzare i fondi anche a favore dei dilettanti».

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(Il Messaggero)