Addio Sabia, «fratello» di Mennea

09/04/2020 15:43

IL TEMPO (V. LO RUSSO) - Il Coronavirus colpisce anche il mondo dello sport. Un atleta in questo caso, troppo giovane per lasciarci. Donato Sabia aveva soli 56 anni: potentino, classe 1963, due figlie, è stato uno dei più grandi interpreti della storia dell'atletica leggera italiana negli 800 metri. Due volte finalista olimpico (a Los Angeles 1984 e a Seul 1988, finendo quinto e settimo) oro agli Europei indoor di Goteborg, realizzò - sempre nel 1984 - un 1'43”88 che ancora oggi lo colloca a pochi centesimi dallo storico record di Marcello Fiasconaro.

In molti ricordano i suoi occhi il giorno dei funerali di Pietro Mennea, con cui aveva condiviso la pista di atletica, tanto da essere ribattezzato «fratello del sud» per le tante caratteristiche in comune con il campione. Nel corso della sua carriera denunciò di aver ricevuto una proposta di doping a cui non volle sottoporsi subito dopo un infortunio che lo costrinse allo stop. Aveva continuato a lavorare nel mondo dell’atletica, prima come coach della nazionale olimpica maltese, poi come responsabile dell'Ufficio Sport del Comune di Potenza e presidente della Federatletica della Basilicata. Sabia è morto al San Carlo di Potenza dove era ricoverato da una decina di giorni. Nella stessa struttura, lo scorso 31 marzo, aveva perso il padre, anche lui per coronavirus.