23/04/2020 13:44
LEGGO (M. ZORZO) - Claudio Pasqualin è come l'uomo del Monte: dice sì alla ripresa del campionato. L'avvocato vicentino, tra i big dei procuratori del Bel Paese (quello del trasferimento di Lentini dal Torino al Milan nel 1992: 32 miliardi lordi...), non ha dubbi in proposito: «Ci si deve provare con tutti i mezzi. Bisogna far sì che la vita abbia la meglio sul coronavirus. E il calcio in questo caso fa parte integrante della nostra quotidianità».
Come si può far chiudere la stagione?
«È un atto di responsabilità che i vertici del pallone si devono prendere. Poi la formula la studierà chi di dovere».
Meglio playoff e sede unica?
«Mah, non credo che si arriverà a una soluzione del genere. Ovviamente in questo momento non si può pensare di giocare a Bergamo o Milano. Intanto vediamo di riprendere la preparazione con gli allenamenti da inizio maggio. Poi staremo a vedere in quali stadi si potrà correre dietro a un pallone. Certamente con tutte le precauzioni necessarie per proteggere giocatori e addetti ai lavori. Questo mi sembra scontato».
Quindi campionato da terminare con stagione regolare?
«Direi di sì, non si può pensare di stravolgere il regolamento in corsa, anche se siamo di fronte a un evento drammaticamente straordinario come questo del coronavirus».
Lo stesso discorso vale anche per il completamento di Champions ed Europa League?
«Beh, mi sembra ovvio. D'altronde, l'Uefa è stata chiara con le cinque leghe più importanti del Continente: i campionati vanno terminati in tutti i modi. Quindi pure i due Trofei Uefa saranno assegnati».
Pasqualin, si parla anche tanto di riforma dei campionati. Il suo giudizio?
«Assolutamente da rivedere il numero dei partecipanti: la A e la B devono scendere a 18 squadre. La C avere solo due gironi e non tre e rivedere pure il settore dilettantistico, ormai in crisi pressoché totale. In Italia ci sono troppi giocatori professionisti: 3.000. Un'assurdità. Basti pensare che Liga e Bundesliga, parliamo di due top campionati d'Europa, i professionisti oscillano tra i mille e i 1.200. Non so se mi spiego. I nostri club non sono più in grado di sopportare una cosa del genere. Soprattutto in B e C».
Il prossimo mercato come sarà?
«Inevitabilmente a ribasso. Mi sembra ovvio. Tuttavia dovrà ripartire, ma per un periodo più ristretto. Bisogna metterselo in testa».
Tutto cambierà, insomma?
«Tutto è già cambiato. Purtroppo».