19/05/2020 15:34
Il ritorno agli allenamenti ha rivelato che questa quarantena al calcio non ha tolto solo campionati e stadi pieni, ma anche l'abitudine al gesto tecnico. In una diretta Mario Balotelli ha detto: «Non so se so ancora stoppare il pallone». Il portiere della Roma Pau Lopez s'è fatto male a un polso per una parata troppo fiacca, Manolas si è procurato una lesione di secondo grado giocando a calcio-tennis. «Abbiamo perso alcuni movimenti, come spostarsi di lato, i cambi di direzione. Per motivi di spazi molti di noi non lo hanno potuto fare per due mesi», spiega un difensore di Serie A. Molti temono infortuni, ma per medici e preparatori il rischio maggiore, dopo un periodo di stop così lungo, sono i danni a muscoli e tendini.
Da non sottovalutare la questione psicologica: «Ho sentito i giocatori e vogliono garanzie di sicurezza, ma nessuno può dargliele», spiega il medico sociale dell'Inter Piero Volpi. Matteo Osti, preparatore atletico del Milan, ritiene che dopo un lungo stop sia importante trovare il giusto mix di lavoro e recupero blando per evitare il sovraccarico. «In questa fase, l'allenamento con la palla è più pericoloso che a secco», sostiene una fonte che cura la preparazione di un club di Serie A. «I sessanta giorni trascorsi a casa non sono stati di sola inattività fisica, ma anche mentale - continua -. Si perde l'abitudine al gesto tecnico, al movimento coordinato, il pallone va introdotto ma aumentando gradualmente il livello di difficoltà degli esercizi». Per prevenire i rischi alcuni club hanno così strutturato gli allenamenti: la mattina sessioni con la palla, nel pomeriggio lavoro fisico. Nella prima settimana di allenamenti, comunque, tanti giocatori in Serie A hanno accusato fastidi di varia natura.
(La Repubblica)