01/07/2020 17:47
IL ROMANISTA - La Roma ha chiuso l'anno finanziario nella giornata di ieri. La situazione relativa ai conti della società giallorossa non sembra però essere quella che in molti descrivono. Un professore ed esperto di Economia Aziendale ha provato a fare il punto. Queste le sue parole.
Professore, partiamo dai numeri del bilancio che civilisticamente si è chiuso ieri: la Roma avrà più o meno ricavi per circa 200 milioni di euro e un rosso di esercizio di 130 (fonte Gazzetta dello Sport). Che significa?
«Nel bilancio delle società nazionali (quotate e non) non sono computati gli incrementi di valore di alcune attività, quali sono i diritti alle prestazioni dei calciatori, fino a che questi incrementi, quando i diritti vengono ceduti a terzi, non si appalesano in quanto vengono corrisposti. Il presupposto è che un giocatore vale un dato ammontare solo quando si trova qualcuno che te lo compra a quel valore. Per chi come la ASRoma Spa - e nondimeno tutte le altre società, pur se in misure diverse - ha un business model in cui la vendita dei calciatori non è un fenomeno accidentale, ma ricorrente, al conto economico mancano sempre i ricavi in maturazione, per mere ragioni di criteri contabili. Ciò sia cui scese le previste operazioni di mercato -vuoi per la vicenda Pastore in inverno o peril rinvio della finestra estiva - non sono state materialmente possibili nell’anno di riferimento. Essendo le cessioni effettive l’unico modo di contabilizzare detti plusvalori, la società non ha avuto nell’anno in chiusura determinati ricavi, ma parimenti li potrà avere nel bilancio successivo (anche se probabilmente minori per via del COVID-19)».
La sospensione del Ffp e la sospensione degli obblighi di ricapitalizzazione per gli effetti del decreto liquidità non hanno imposto le rituali corse alla cessione e alle plusvalenze degli ultimi anni entro la scadenza del 30 giugno: ma che cosa rischia in futuro la Roma?
«Rischia ciò che rischiano tutte le società che non hanno ricavi sufficienti. Il punto, a mio parere, è che tutte le società - non solo la ASRoma Spa- hanno all’interno del loro modello di business la cessione con plusvalori dei diritti dei calciatori. Nessuno lo può dire claris verbis per via delle ovvie conseguenze “ambientali”, ma è normale per tutte le società che aspirano a competere abbinare ai ricavi da ticketing, tv rights sales e merchandising i ricavi da cessione dei calcia- tori. Solo in tal modo si possono sostenere stipendi importanti e acquisti importanti. Se dunque si riuscirà a cedere -pur successivamente- realizzando plusvalori, la situazione permarrà ordinariamente sotto controllo. In caso contrario,ci saranno problemi».
L’indebitamento finanziario netto di A.S. Roma S.p.A. al 31 marzo 2020 è paria 280,5 milioni di euro. Lo ritiene un dato preoccupante?
«Avere debiti per quanto cospicui non è un’informazione sufficiente per valutare. Occorre parametrarla ai ricavi (si parla sempre di debito/PIL non di debito e basta),e ad altri numeri dell’azienda. Si tenga conto che buona parte del debito è relativa ad un prestito obbligazionario collocato ad agosto 2019, e che quindi il mercato non molti mesi fa ha ritenuto solvibile il gruppo. Rating Standard’s and Poor BB-, ne anche male via».
Pallotta è considerato un presidente non particolarmente ricco, ma ha appena dichiarato di aver investito nella Roma finora circa 400 milioni di euro (progetto stadio compreso). Secondo lei è un dato realistico?
«Per comprendere quanto denaro è stato investito, occorre vedere gli aumenti di capitale di ASRoma Spa nelle quote del socio di maggioranza - cui vanno aggiunti i capitali immessi nel veicolo societario che accoglierà (se ci sarà)lo stadio in proprietà — e confrontarli con quelli immessi dai soggetti che lei ha nominato nelle loro aziende calcistiche. Investire, si ricordi sempre, non vuol dire buttare, ma scambiare soldi di oggi con possibili/probabili soldi di domani. Il che, a patto di riuscirci, piace a tutti, di qua e di là dell'oceano».