08/08/2020 15:35
Appena un paio di settimane fa Rocco Commisso, proprietario della Fiorentina, e il soprintendente Andrea Pessina si erano confrontati sul progetto del centro sportivo viola. Gli intoppi riscontrati nel progetto erano stati dibattuti e i tecnici si sono messi al lavoro per andare avanti nell'iter. Ma le parole di due giorni fa di Pessina («Non ho mai sentito un proprietario di una squadra di calcio o di un'impresa dire che guadagna troppo») hanno infastidito Commisso facendo saltare un equilibrio fin troppo precario. Il soprintendente ha anche detto che «si pagano milioni per qualche giocatore e non si può spendere qualche decina di milioni per preservare la storia dell'architettura». Il numero uno viola non l'ha presa bene, risponde così in collegamento con Radio Bruno dagli Stati Uniti: «Mi dispiace che Pessina abbia detto queste cose. Lui ha una competenza ed esperienza nel suo campo ma non deve parlare dei miei ricavi, come si permette di farlo?». . Prima di rilevare l'area, a suo dire, la Soprintendenza aveva dato l'ok al progetto che invece poi è stato contestato. «Più incontri sono stati posticipati per il Covid, a luglio mi hanno detto che avremmo posticipato ancora. Infine mi hanno detto che i lavoro possono iniziare a settembre, Pessina è un uomo di parola ma se così non sarà allora non farò il centro sportivo». Il presidente della Fiorentina non accetterà più ritardi e nemmeno invasioni di campo, ribadisce di non voler sentirsi dire come deve investire i suoi soldi. E non solo: «Non accetterò più che qualcuno mi dica che dobbiamo cambiare altre cose, perché abbiamo speso molti più soldi del previsto». Nei primi interventi sono stati rinvenuti reperti archeologici di epoca romana, «delle tombe e anche un muro ma anche America ci sono tanti muri». Commisso dà una sorta di aut aut, legando il destino del nuovo impianto per gli allenamenti a quello dello stadio. «Se non si fa il centro sportivo per lo stadio non ci provo nemmeno, i tifosi devono capire che è una cosa seria», minaccia. E ancora: «In Italia c'è una specie dittatura di poteri, non è possibile. I funzionari come Pessina devono rispettare la politica. Perché ha detto certe frasi sugli emendamenti?».
(Corsera Firenze)