Totti siamo noi

21/10/2020 07:16

LEGGO (F. PASQUALETTI) - Ama la matematica, non si perde una partita della Roma e verrà ricordato per aver interpretato da piccolo nel docufilm “Mi chiamo ”, in programma alla Festa del Cinema di Roma. Massimo Annibali, 10 anni di Velletri, gioca a calcio da quando ne aveva 4. Risponde con l’allegria, la spocchia e la cadenza tipicamente romane.

Come è stato trasformare Massimo in Francesco?
«Io sono stato me stesso, non è stato difficile. Quando è arrivato sul set è stato più difficile...».

Perché?
«Durante le pause ha preso un pallone e mi ha insegnato a colpire meglio di testa».

È stato bello giocare con ?
«Sì, ero emozionato come mai. All’inizio mi tremavano le gambe, infatti mentre palleggiavo ho perso il controllo della palla».

La prima cosa che ha pensato quando hai visto il capitano?
«A papà Fabrizio. Lui è dell’Alberone ed romanista nel sangue, la prima parola che ha detto quando era neonato fu Falcao, non so se mi spiego...».

Da grande meglio attore o calciatore?
«Tutte e due le cose non si possono fare?».