17/10/2020 10:51
Giulio Andreotti, storico politico italiano, era solito compilare al termine della propria giornata dei diari in cui annotava tutto ciò che accadeva nella propria vita. La casa editrice Solferino ha deciso di pubblicarne alcuni, con il titolo I diari segreti 1979/1989, nel quale si può scoprire un ex presidente e membro storico della Democrazia Cristiana appassionato di calcio e, soprattutto, della Roma. Questi alcuni estratti del testo.
«Per me la squadra di calcio era ed è la Roma. È per il motivo sentimentale di una conoscenza con i calciatori scapoli, che prendevano i loro pasti nella trattoria della Sora Emma a piazza Firenze, a 15 metri dalla casa in cui sono nato e sono vissuto fino a 16 anni. Noi ragazzini di Campo Marzio andavamo ad attenderli all'uscita e qualcuno di loro tirava volentieri qualche pallonata insieme a noi, nel contiguo vicolo Valdina». O ancora in merito allo scudetto giallorosso: «Scudetto alla Roma. Che a Roma si faccia tanta festa non c'è da meravigliarsi. A Torino ci sono abituati, noi romani no. Comunque cadono in contraddizione certi brontoloni censori, perché nei giorni del Mondiale dichiaravano nemico della patria chi non si fosse associato alle chiassose manifestazioni di piazza per esultare del risultato di Madrid».
E infine anche in ambito internazionale: «Scrivo per il Radiocorriere TV sul gioco del calcio. Due sono le partite che ricordo particolarmente. Un'Italia-Austria a Roma terminata in parità 2 a 2, poco prima del tragico Anschluss nazista. Con un gruppo di studenti eravamo andati a prezzi ridotti nel- le curve Nord, dove erano stati posti cuscini di paglia e carta. Gli stranieri giocavano duro e, all'ennesimo volo fatto fare ai nostri attaccanti, cominciammo a lanciare in campo cuscini: in un attimo tutto lo stadio fece altrettanto e ne venne fuori un guazzabuglio poco edificante, ma raramente mi sono tanto divertito».
(SportWeek)