07/11/2020 11:09
Da giocatore ha vestito le maglie di Roma e Valencia, nel 2004, a 39 anni, è diventato il calciatore più anziano a trionfare in Coppa Uefa. Ora Amedeo Carboni è la punta di diamante della MolcaWorld, società che si occupa di ristrutturazione degli stadi. «Siamo partner di grandi imprese: Bayer, Ferrari. Lamborghini. E da quando ci sono io ci muoviamo anche sullo sport. Il primo stadio a cui abbiamo lavorato è stato il Mestalla, sei anni fa». Ora hanno messo mano a mezza Spagna: «Il Wanda Metropolitano a Madrid, il Pizjuan e il Benito Villamarin a Siviglia, la Rosaleda a Malaga, il Balaídos a Vigo. E abbiamo firmato per ristrutturare lo stadio Azteca in Messico in vista del Mondiale 2026».
«Miglioriamo le strutture. Luci, impianti audio, video, vernici, seggiolini. Le società pagano 1/4 di quanto spenderebbero per rifare ogni cosa». Esempio: «Il Siviglia è il club che ha investito di più, 25 milioni. In quattro anni ha recuperato tutto». Carboni ci mette la faccia e tratta con tutti, come faceva prima: «Non ho mai avuto un procuratore, avevo un rapporto diretto con ogni presidente. Anche se al momento di firmare mi odiavano. "Carboni, che richieste fa? E un difensore, non un attaccante". Ma le giocavo tutte».
Cuore a Valencia, per sempre. «Ho vissuto una seconda giovinezza accanto a dei fenomeni: Mendieta, Farinos, Claudio Lopez, Vicente. Peccato per le due finali di Champions perse, nel 2001 sbagliai un rigore. Uno dei pochi rimpianti che ho, insieme all'infortunio prima del Mondiale del '94». Il rimpianto più grande, fuori daI campo, è soltanto uno: «Stavo per portare Cristiano Ronaldo a Valencia. Facevo il d.s., era il 2006. Offrimmo 70 milioni allo United e una bella cifra a CR7. Jorge Mendes mi chiamò per altri giocatori e lanciai l'idea di Cristiano. Era quasi fatta, lui era entusiasta, ma Ferguson si arrabbiò e gli raddoppiò il contratto. Chissà come sarebbe andata».
Tra i suoi maestri anche Mazzone, avuto alla Roma. I due sono legati da un dialogo storico, ma un po' diverso da come viene raccontato. Ecco la verità. «Eravamo a Cagliari. Carlo era furioso perché Annoni saliva in continuazione. Poi lo feci anche io e lui esplose. "Amedè, ma 'ndo vai che avrai segnato 3 gol!". Quel giorno segnai. Una persona d'oro». Innamorato del calcio e di Totti: «Al contrario di Bianchi. Non lo vedeva proprio, l'avrebbe regalato alla Samp. Assurdo. come le sue regole da militare. Voleva farci allenare alle 8 di mattina a Trigoria. Non gli importava nulla se alcuni di noi abitavano lontano dai campi».
(Sport Week)