26/11/2020 08:00
LA REPUBBLICA - Di ieri la notizia dell'indagine della Guardia di Finanza sull'operazione che portò alla Roma Ante Coric. Sulla vicenda sono stati interpellati Monchi e Giuseppe Cionci, il mediatore che si occupò dell'operazione. Se l'ex ds giallorosso sceglie la linea del silenzio («No hablo della Roma per respecto e auguro al club mucha fortuna», la risposta, in italiano misto a spagnolo, al quotidiano romano). L'agente Fifa sceglie invece di parlare alla stampa. Questo un estratto della sua intervista:
Ci racconta la storia di questo bidone di mercato?
«L'ho già fatto con la Finanza. Rispondo volentieri anche a voi. Coric, nel 2017, era celebrato come un campione. Transfermarkt lo valutava intorno ai 15 milioni. Lo feci prendere a otto. Il premio extra che chiesi alla Roma lo avevo concordato con Monchi. Ma nel 2019 Monchi se ne era andato e quel premio non lo presi. Come vedete nessun mistero».
E come mai degli 8 milioni versati per Coric 3 sono tornati in Italia? E a chi?
«E che ne so io? Io so solo che in quell’affare i soldi li ho persi. Ho fatto vedere alla Finanza due bonifici che feci ai mediatori croati, riconoscendogli delle percentuali che non gli spettavano. Ma volevo chiuderla perché non ne potevo più. Normalmente, in questi affari il mediatore del venditore tratta una percentuale e lo stesso fa quello del compratore poi i due cachet si mettono insieme e vengono divisi secondo un accordo a monte. Nel caso di Coric dovevamo dividerci le provvigioni al 50%. I croati hanno messo solo una piccola parte della loro quota».
Ma chi è che ha voluto comprare Coric? Monchi? La Roma?
«L’ho proposto io. E Monchi non credeva che sarei riuscito a portarlo».
Lei è sicuro di non aver mai parlato dello stadio nelle more di quella trattativa?
«Ma per carità. Anzi tutte le volte che ho parlato di stadio l’ho fatto con Nicola (Zingaretti, ndr) dicendogli: mi raccomando fai attenzione perché qui non ci vuole niente a finire nei pasticci. La mia sfortuna è che l'amicizia con Nicola è diventata un problema. Lo so talmente bene che ormai da un po’ di tempo lavoro più in Spagna, dove mi sono preso il Covid, che in Italia. In questo Paese non lavoro più. Lavoro con il Boca Juniors, con lo Zenit, con il Siviglia».
Diciamo allora che l'algoritmo non ha visto bene su Coric.
«Povero ragazzo, lo ha rovinato quel pazzo del padre che pensava solo ai soldi e non a far stare tranquillo il figlio, che doveva invece solo preoccuparsi di giocare come sapeva. Succede, e comunque Coric non lo rappresento più. Ero stufo di sentirmi chiedere perché non giocava, perché non lo mettevano titolare neppure nell’Almeria. Io faccio l'agente Fifa, mica l'allenatore».