24/11/2020 19:16
FERNANDOMAGLIARO.COM - Che siano in atto tentativi nemmeno troppo velati per spingere la nuova proprietà della As Roma a scegliere Tor Vergata come nuova localizzazione per il suo Stadio è un dato di fatto. Anzi, Tor Vergata è sempre stata la preferita di tutto quel mondo che ha sempre avversato Tor di Valle, quasi sempre utilizzando idiozie colossali come giustificazione per la propria contrarietà. Su Tor Vergata al momento esiste una Convenzione (un contratto) fra l’Università e il Gruppo Caltagirone (Vianini): semplificando rozzamente, qualunque sia la realizzazione, la deve costruire Caltagirone. Pochi giorni fa, il Governo ha fatto trapelare una bozza della prossima finanziaria.
In un passaggio venivano stanziati 325 milioni di euro per Tor Vergata: 25 al Gruppo Caltagirone per chiudere la Convenzione, potendola, quindi, dichiarare conclusa e sciolta e altri 300 (100 l’anno per 3 anni) da stanziare a favore di una futura società mista pubblico/privato che avrebbe dovuto con quei soldi terminare l’incompiuta Città dello Sport. Un paio di giorni dopo, spariscono dalla successiva bozza i 300 milioni.
Restano solo i 25 milioni per la “buonuscita” al Gruppo Caltagirone e la società mista che, però, rimane senza soldi e, quindi senza compiti. Secondo passaggio: nell’elenco delle opere da finanziare con il Recovery Fund, la Regione Lazio (nota bene: non il Comune di Roma) inserisce 200 milioni per realizzare la metropolitana leggera Anagnina-Torre Maura. Il quadro che, quindi, sembrerebbe potersi intravedere è: la Roma e magari anche lo stesso Gruppo Caltagirone entrano nella società pubblico/privata.
Non si realizza più la Città dello Sport ma, a fianco alle Vele di Calatrava, si convertono le cubature previste e approvate nel Piano Regolatore in quelle necessarie allo Stadio della Roma. In più è l’Europa attraverso il Recovery Fund a finanziare l’unica infrastruttura di mobilità pubblica da costruire. Tutti felici. Vediamo, al netto del fatto che nessuno ha mai offerto alla Roma una vera particella catastale da prendere in considerazione come sito per lo Stadio, quali sono i principali problemi da affrontare.
PROPRIETÀ - I terreni – ammesso che siano quelli sui quali doveva sorgere la Città dello Sport il cui simbolo, le Vele, è diventato l’epitome dello spreco e del faroinismo dei Sindaci di Roma – sono di proprietà pubblica. A quanto ne sappiamo sono quasi tutti dell’Università di Tor Vergata. Qualche pezzo è di Banca d’Italia, qualcosa del CNR, qualcosa del Comune di Roma. Se sono pubblici, però, non possono essere assegnati, così, semplicemente, a una società sportiva per di più (almeno per il momento) quotata in borsa. Ci potrebbe essere qualcun altro, ad esempio la Lazio, la Lodigiani, il Torre Maura, che potrebbe con buon diritto rivendicarne l’assegnazione. Quindi, occorrerebbe quanto meno un bando per identificare cosa farci e a chi farlo fare.
INFRASTRUTTURE - Se è vero che a Tor Vergata andando in esecuzione del Piano Regolatore lo Stadio si può fare senza troppi arzigogoli, lo stesso si può fare anche a Tor di Valle. Perché mai, allora, non lo si è fatto? Sarebbe stato tutto più facile. Qualche mente poco accorta potrebbe pensare a una sorta di “speculazione” da parte di Parnasi o di Pallotta all’epoca, di Vitek e dei Friedkin oggi. Nulla di più idiota.
Lo Stadio richiede a Tor di Valle come a Tor Vergata di poter essere accessibile. Servono strade, se necessario ponti e trasporto pubblico. Tutta roba che costa. (Attenzione: non parcheggi e strade interne di collegamento: quelle sono opere obbligatorie) E non è che a Tor Vergata ci siano ferrovie, metropolitane, tram leggeri, funivie, autostrade e strade statali come se piovesse. Come vanno fatte a Tor di Valle così vanno fatte a Tor Vergata. In teoria dovrebbe farle il Comune. In pratica a Tor di Valle se ne fa carico la Roma. Esattamente come accadrebbe a Tor Vergata. A Tor di Valle queste opere pubbliche hanno generato come contropartita le “cubature a compensazione”: prima le tre Torri di Libeskind ora le sette palazzine basse. Analogo procedimento per Tor Vergata.
ARCHEOLOGIA - Una cosa sappiamo abbastanza per certo: sotto l’ansa del Tevere di Tor di Valle non dovrebbero esserci sorprese archeologiche. Mentre a Tor Vergata di sorprese archeologiche possiamo pensare di trovarne un bel po’: per capirlo è sufficiente andare sul sito di MetroC Spa, il consorzio che sta scavando la terza linea della metropolitana. E andare nella sezione ritrovamenti archeologici nell’area di Pantano fino a Torre Maura: tombe e fosse rituali del Neolitico, un tracciato stradale antico, una serie di reperti del sistema agricolo, un’altra serie proveniente da una cava, una serie di pozzi tutti databili fra il IV secolo Avanti Cristo e il V dopo Cristo. Tor Vergata sta fra la via Appia e la via Casilina: giusto due Consolari ricche di archeologia.
TEMPI - Anche ammesso – e non è così – che si vada in attuazione di Piano Regolatore e che, quindi, si trovi un qualche artificio per assegnare un terreno pubblico alla Roma, poi va presentato comunque il progetto per lo Stadio. Poiché la legge Stadi (legge 147/2013) ha subito una serie di modifiche dirette e indirette, se nel 2014 venne presentato uno Studio di Fattibilità “leggero” oggi ne devi presentare uno che ha solo il nome di Studio di Fattibilità ma, di fatto, è un progetto quasi definitivo.
Il Piano economico-finanziario deve essere completo, il che significa aver completato un vero computo metrico-estimativo (la lista di quel che serve). Per avere il computo reale, devi aver fatto già i sondaggi geologici e, vista la delicatezza dell’area, anche quelli archeologici sarebbe bene averli svolti con accuratezza. Per comprendere: nel 2014 lo Studio di Fattibilità di Tor di Valle era composto da 64 pagine e 5 allegati. Inter e Milan hanno consegnato al Comune di Milano 600 pagine di Studio di Fattibilità per il nuovo Stadio che sostituisca San Siro. Tutto questo ha dei tempi non conteggiabili ora ma certo nulla che si risolva in qualche settimana.
COSTI - Ovviamente, al momento non si possono quantificare i costi che potrebbero essere inferiori alle previsioni su Tor di Valle a condizione che le preesistenze archeologiche non siano così diffuse da obbligare ad effettuare operazioni particolarmente onerose.