IL PUNTO DEL LUNEDÌ - SCONCERTI, CONDÒ: «Roma-Inter sfida tra due forti e imperfette» - BUFFONI: «Derby sfida-verità»

11/01/2021 09:32

LAROMA24.IT - Prova di maturità. La Roma esce dal confronto diretto con l' con una consapevolezza maggiore, merito nella reazione nel finale di partita che ha evitato l'ennesimo ko negli scontri diretti. Resta però il problema di sempre, il blackout inspiegabile che ha permesso ai nerazzurri di ribaltare le sorti di una partita che si era messa bene per l'undici di Fonseca.

Queste le opinioni presenti sui principali quotidiani:

IL MESSAGGERO (R. BUFFONI)

Jordan Veretout dopo la doccia ha twittato: «L'abbiamo ripresa con orgoglio e personalità», segno di come nello spogliatoio romanista abbia avuto un sapore dolce il 2-2 con l'. L'uno-due nerazzurro maturato in avvio di ripresa aveva fatto temere una nuova disfatta giallorossa in un confronto contro una big. Invece è arrivata la reazione di e compagni a cambiare la storia del match. Reazione che ha fruttato un pareggio, giusta fotografia di quanto visto sul prato dell'Olimpico. Però, riprendendo ancora il tweet del giocatore francese si è visto più orgoglio che personalità. Perché se la squadra di Fonseca avesse raggiunto veramente la statura da grande non si sarebbe ritirata fino ai limiti della sua area di rigore, illudendosi così di poter difendere all'infinito il vantaggio realizzato da Pellegrini. Fonseca conserva il terzo posto dietro le milanesi, ma negli specchietti si stagliano le sagome di e , zoppicanti ma con il confronto diretto da recuperare, e di un'Atalanta scatenata che avanza a ritmo di quasi quattro gol segnati a partita.
Luis Alberto e Caicedo hanno ridato fiato alla Lazio, capace finalmente di centrare la seconda vittoria di fila fondamentale per non staccarsi definitivamente dal treno-
. Non è ancora la squadra pre-lockdown, basti dire che l'anno scorso di questi tempi Inzaghi stava per mettere insieme il record degli 11 successi consecutivi. Cavalcata che finì con l'1-1 contro la Roma del 26 gennaio. E
venerdì torna proprio il derby, che ci dirà di più sullo stato di salute e sulle ambizioni delle due squadre romane.


GAZZETTA DELLO SPORT (A. DE CARO)

Quando riuscirà a portare quei 25' a essere almeno 60' allora sarà difficile resistere all'. Se la vittoria non è arrivata nonostante tante occasioni e due fantastiche parate di Pau Lopez, grandi meriti vanno dati anche alla Roma (sottovalutata come il Milan...). Ha giocato meglio dell' nella seconda metà del primo tempo e nell'ultimo quarto d'ora, quando ha avuto il carattere e la forza di pareggiare traendo vantaggio anche dai cambi difensivi di . Venerdì il derby con la Lazio farà capire a cosa può ambire la Roma. Ma ancora più decisiva sarà la sfida - domenica, una gara che nessuna delle due può perdere.



IL GIORNALE (T. DAMASCELLI)

L' a Roma ha offerto football impressionante, meritando di ribaltare lo svantaggio fino a che il suo valente allenatore non ha deciso di concedere alla Roma spazio e speranze, rilevando dal gioco due elementi chiari, Lautaro e Hakimi e non certo per inserire altri pezzi grossi ma tali Kolarov e Perisic



CORRIERE DELLA SERA (M. SCONCERTI)

Roma- consegna due squadre imperfette al campionato, brave ma incapaci di fare la partita per più di un quarto d’ora filato. Forse è questo il dato di oggi, per tutti. È un calcio stanco che cerca complicità nella stanchezza degli altri. L’ costruisce gol in dimensioni industriali, ma poi scompare nel suo vuoto difensivo, nella sua flemma, e diventa vittima. Alla Roma manca un equilibrio ultimo, o è travolgente o viene travolta, è un male leggero che cade improvvisamente su tutto e banalizza la qualità.



LA REPUBBLICA (P. CONDÒ)

Il confronto diretto d’alta classifica tra la Roma e l’ ha partorito una partita di calcio basic: a seconda del punteggio, che si è mosso in altalena, chi vinceva si difendeva e chi perdeva attaccava. Senza sfumature tattiche, tutti indietro e tutti avanti a turno. La Roma è andata in vantaggio piuttosto casualmente dopo un quarto d’ora, e da lì in poi ha arretrato il suo raggio d’azione in modo inizialmente progressivo ma ben presto brutale. Ha resistito al martellamento dell’ fino al riposo, come il pugile via via infiacchito dal lavoro al corpo viene salvato dal gong, ma si trattava soltanto di una sentenza rinviata: dentro alla ripresa la Roma è andata giù come il boxeur ormai prosciugato, incapace di saltare con Skriniar o di parare l’irresistibile freschezza della corsa di Hakimi. Appena il tabellone ha ufficializzato il ribaltamento della situazione, però, l’asse del match si è a sua volta rovesciato trasformando la porta di Pau Lopez nel vertice di una scalata e quella di Handanovic nel traguardo di una discesa libera.

In verità l’ è riuscita a inerpicarsi una volta fino alla chance del 3-1, ma lì Vidal ha rovinato la sua prova — finalmente positiva — ciccando una girata in stile “Mai dire gol”: un’isola nella corrente giallorossa, però, e il pareggio di Mancini è stata la logica conseguenza di un massacro finale nel quale la Roma pareva l’ di prima, e viceversa. Certo, entrambi i tecnici non hanno fatto del loro meglio alla voce cambi, Fonseca perché come spesso gli succede ha tardato a ordinarli e perché nelle sue scelte c’è sempre un eco polemico nei confronti di una società che per portarlo ad Appiano gli aveva evidentemente prospettato altre risorse. «Un club importante deve poter pescare dalla panchina» è un’indiscutibile verità, ma togliere Hakimi nel momento in cui stai soffrendo e avresti l’uomo in grado di far fruttare anche la pallonata in avanti per alleggerire, è un errore. L’ che doveva recuperare è stata un’ottima : corta, potente e insieme elastica, capace di giocare al centro sulle punte e devastare la fascia destra col portentoso Hakimi, abile nel creare continue superiorità numeriche (vedi il gol del 2-1) — anche contro una difesa schierata.

Ma pure la Roma finita sott’acqua è piaciuta per l’abilità della linea che aveva in Villar il vertice arretrato, in Pellegrini la stazione di passaggio, in Mkhitaryan il terminale (in carenza di ) e, nel finale all’arma bianca, un buon guastatore in Cristante. È ovvio che il punteggio condizioni la psicologia delle squadre, ma il loro livello è dato anche dalla capacità di governarla. Ieri Roma e per certi versi non si sono affrontate. Hanno corso a cronometro, prima una e poi l’altra, anziché battersi. Così facendo, hanno rallentato la loro ascesa in classifica e non hanno risolto i dubbi. Sono forti, però. Hanno dei limiti, però.