24/01/2021 09:59
IL ROMANISTA (T. CAGNUCCI) - È che ci metti tutto dentro quel gol. Tutto, pure quello che magari con la Roma non c'entra niente. Quello che dicono i sociologi: le frustrazioni, le gioie eccetera, insomma le cose della giornata o della settimana che ti sono andate bene o male. Solo che andrebbe spiegato che le cose della settimana vanno bene o male anche per come vanno quelle della Roma. Se sei romanista c'è qualcosa che con la Roma non c'entra niente? (Ok, forse, la fame del mondo e argomenti simili non rientrano in questi discorsi.) Dentro quel gol di ieri ci metti non solo il derby brutto, l'eliminazione sconcertante di martedì, l'amarezza dei giorni successivi, la frustrazione di non veder girare la situazione... ma anche quella volta che hai vinto e te lo sei meritato, ci metti quando t'ha detto bene al lavoro, quando lei o lui t'ha detto sì, o no, o i forse che ti tengono appeso e che in quel momento pensi pure di poter spezzare. Sicuramente qualche ricordo. E non è una proiezione, non è solo un modo di compensare eccetera, non date retta troppo ai sociologi di prima e nemmeno agli psicologi di cui avremmo bisogno (almeno io) adesso, perché è una cosa talmente reale da essere fisica: è un urlo, sono corde vocali che stirano, giramento di testa quando hai finito la voce spossato, la vicina che si lamenta, la prova provata che dai a tuo figlio che sei molto più ragazzino di lui ma anche quella per cui ti meriti l'affidamento perché dove lo trovi un abbraccio così?, la consapevolezza - che quasi immediatamente arriva - che di tutto questo non te ne frega niente, anzi è una felicissima vacanza da ogni regola. Goooooooo con tutte queste "o" è una categoria dell'animo in cui per un istante tutto quello che speravi capitasse succede, e tu riesci ad allungare quell'istante semplicemente riempiendolo di vocali. È un nuovo trattato fra linguaggio e tempo, il gol di Pellegrini Lorenzo è il superamento di Heidegger, fidatevi: è una stronzata fino a un certo punto. «Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia»: sotto la Sud in quel minuto ce ne stanno persino di più. È che ci metti tutto dentro quel gol.
È emozione, è il modo più diretto, vero, cialtrone, puro, bello, sincero, sentito, commosso, di dire ti amo alla Roma. Con tutte le ooooo finali. È proprio stringersela al petto e tenersela stretta ed è un abbraccio dal freddo e dal grigio che sentivi dopo il 3-3 di Verde, e dopo tante altre cose, ma pure uno di quelli che ti fanno spogliare per fare l'amore o - meglio - tirare la maglia della Roma in aria perché la Roma ce l'hai a pelle. La Roma a Pelle. È questo quell'urlo. Qualcuno ieri su facebook ha scritto che questo gol ricorda un po' quello di Giannini a Foggia nel 1994. Lo trovo verissimo. Pure quello per certi versi era un gol piccolo, buono per non perdere una partita di campionato e addirittura inutile a interrompere la striscia di quattordici partite senza vittoria, ma chi l'ha vissuto sa che in quel gol c'è la Roma. All'epoca ci portava via dalla paura di lottare addirittura per la B, allo stadio Zaccheria di Foggia, sotto il settore ospiti che franava dal cielo delle gradinate sulle ginocchia di Giannini finito là sotto sommerso come ieri da tutto. S'è messo a piangere Giannini quel giorno. Più di un romanista l'ha fatto ieri. Perché in quel gol noi ci abbiamo messo dentro tutto, tutto l'amore del mondo che non vediamo l'ora, l'attimo, il minuto di dare alla Roma.