14/01/2021 08:57
GASPORT - Virginia Raggi, sindaca di Roma, ha rilasciato questa mattina sulle pagine del quotidiano sportivo italiano un'intervista in cui ha parlato della sfida in programma domani sera allo stadio Olimpico tra Lazio e Roma. Inoltre la sindaca si è espressa anche sulla possibilità di veder realizzare il futuro stadio giallorosso in una sede diversa da Tor di Valle. Queste le sue parole.
Stracittadina anomala, in Campidoglio se ne percepisce lo stesso l’avvicinarsi?
«Certo. Da che ho memoria, qualsiasi cosa succeda, il derby prende tutti. Le battute, gli sfottò, le scaramanzie ci sono sempre. Gli animi si stanno infervorando. Il calcio penso che ci faccia staccare la spina dai problemi quotidiani. È come se i romani mettessero ciascuno un pezzo di sé nella partita. Lo sport sano serve a ciò. Il resto non è sport e inquina tutto».
Che ricordo ha dei derby?
«Già alle elementari si respirava un clima di sfottò, perché a Roma si comincia presto. Dal vivo, poi, ne ho visti diversi e sono stati sempre emozionanti. Quelli a a cavallo del 2000, tra l’altro, valevano lo scudetto. Mio marito, inoltre, è tifoso della Lazio e anche a casa ci si prepara: alcune cose si possono dire, altre no; alcuni amici li possiamo sentire, altri no. Insomma, è un rito».
Per un sindaco, a Roma, dichiarare la propria fede calcistica può far perdere voti?
«Non la metterei così, ma c’è sempre così tanta rivalità che ci si muove sui gusci d’uovo. Avere due grandi club, a Roma, però, significa avere grandi opportunità».
Secondo l’auspicio del presidente Gravina, spera che il derby di ritorno possa essere aperto ai vaccinati al Covid?
«L’emergenza sanitaria ci impone di tenere la guardia alta. Io lo spero, ma dovremo vedere ciò che succede».
Nel suo mandato l’interlocuzione con Roma e Lazio è stata agevole?
«Abbiamo sempre collaborato, soprattutto nelle iniziative a favore delle persone più fragili. Tutti i presidenti sono stati umani, e questo fa loro onore».
Per i due club, si può dire che il prossimo, con le dovute differenze, potrebbe essere il quinquennio degli stadi di proprietà?
«Certo. Per la Lazio, al momento non sono stati presentati progetti, ma le interlocuzioni sono aperte. Per la Roma, abbiamo trovato un progetto per Tor di Valle già incardinato e lo abbiamo migliorato, riducendo le cubature. Il Comune ha fatto quello che doveva fare».
Ma se, in tempi di Covid, ci fosse un’ulteriore richiesta di riduzione di cubature, servirebbero ancora tempi infiniti per l’ok?
«Siamo aperti a qualunque valutazione. La proprietà è cambiata. Vedremo se i Friedkin vorranno migliorare o variare. Tutto andrà fatto secondo le regole. Noi siamo disponibili».
Se i proponenti decidessero di cambiare area e di approdare al Flaminio, di cui si è parlato, o a Tor Vergata, ci sono delle pregiudiziali negative?
«Qualora ci fosse l’intenzione, vedremo. Noi siamo a disposizione e aperti verso qualunque proposta».
Sulla questione stadio, rifarebbe tutto?
«Ho fatto ciò che era da fare nel rispetto della legge. Le inchieste non hanno riguardato gli atti e le procedure, ma hanno rallentato. Ho fatto fare delle “due diligence” su tutto l’iter perché le cose devono essere fatte bene come garanzia per tutti. Che poi alcune norme per realizzare opere pubbliche, e non parlo solo dello stadio, dovrebbero essere semplificate, io non l’ho mai nascosto. L’Italia deve poter correre di più».