Ci sarebbe pure da ricordare che proprio la
legge sugli stadi stabilisce che per presentare un progetto serva un accordo tra il proponente e "una o più associazioni o società sportive utilizzatrici in via prevalente". Mere utilizzatrici, lo dice anche la legge, ma questo interesserà a pochi.Ormai Tor di Valle è il passato, almeno con quel progetto divenuto vecchio e non più sostenibile per via del vergognoso balletto sull'iter burocratico, che ha fatto svanire un investimento privato da un miliardo di euro per la città. Adesso resta da capire dove i Friedkin vogliano riprovarci e a quanto pare lo chiederanno loro alla Raggi nel prossimo incontro. Perché un'area alternativa e un nuovo progetto al momento non esistono.
Un indizio arriva con la seconda "parola chiave" del comunicato: "Università". Così recita il passaggio in questione: "La Società conferma l'intenzione di rafforzare il dialogo con l'Amministrazione di Roma Capitale, la Regione e tutte le Istituzioni preposte, le Università di Roma e le Istituzioni sportive". Università vuol dire Tor Vergata (quindi Caltagirone, incontrato non a caso dal presidente giallorosso in una cena mesi fa), la vera alternativa a Tor di Valle insieme a un altro paio di aree, mentre l'idea di ristrutturare il Flaminio rimarrà una suggestione.
Si ricomincia, avanti il prossimo. I Friedkin incontreranno la Raggi, hanno già parlato di "stadio green", "sostenibile e integrato col territorio", tutte cose già lette e sentite decine di volte anche per altri progetti in giro per l'Italia. La verità è che la Roma ha deciso di tornare indietro di dieci anni, di ripartire da capo convinta che farà prima a costruire lo stadio da un'altra parte rispetto a quanto ci avrebbe messo proseguendo con Tor di Valle, che era comunque troppo grande e costoso rispetto all'idea, rispettabile, dei Friedkin.
Loro vogliono lo stadio e basta. Green ed economico, se possibile. Le strade e le opere pubbliche le deve costruire il Comune. A quanto pare i consiglieri più influenti, sparsi tra Trigoria, i salotti romani e le banche londinesi, non hanno ancora spiegato bene ai nuovi proprietari cosa li aspetta. Benvenuti.