IL PUNTO DEL VENERDI - SCONCERTI: "Roma inadeguata". LICARI: "Stagione troppo irregolare per essere vera"

30/04/2021 10:47

Sogni e ambizioni si infrangono ancora una volta all'Old Trafford, dove la Roma esce con le ossa rotte quando mancherebbero ancora 90 minuti al verdetto decisivo. "La somma delle differenze è dentro il risultato. Se facciamo uno sconto, una differenza di tre gol era la più corretta, ma già questo è una condanna" analizza Mario Sconcerti.

"Se la Roma aveva deciso di puntare tutto sull’Europa, adesso si ritrova a un bivio drammatico di una stagione troppo irregolare per essere vera" il pensiero di Licari. De Core, dalle pagine del 'Corriere dello Sport', allarga il discorso al calcio italiano: "La Roma, stritolata ieri sera a Manchester, è forse il caso meno eclatante, perché almeno una semifinale l'ha centrata. Ma un risultato così è difficile da mandar giù, anzi impossibile".


Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.


F. LICARI - LA GAZZETTA DELLO SPORT

Quello che fa più male della notte di Manchester non è il 6-2 che rende quasi impossibile la finale. È invece il modo in cui l’illusione s’è spezzata, senza alibi, dopo un primo tempo entusiasmante e dal sapore vagamente epico, quando sembrava che la Roma fosse davvero superiore a un’inglese come lo United nel suo stadio meraviglioso sebbene vuoto. (...)  Ci abbiamo creduto tutti, sì. Ma poi l’improvviso e irreversibile crollo, il buio totale, come se la Roma non fosse neanche rientrata in campo, «sbagliando tutto», parole di Fonseca. Non ha più senso chiedersi cosa sarebbe stato “se” tutto quello non fosse successo, e aggiungiamoci il rigore discutibile per Cavani. Niente può giustificare un secondo tempo imbarazzante nel quale lo United ha segnato cinque gol, ma potevano essere di più, fissando un tremendo risultato tennistico. E purtroppo questa è anche squadra da trasferta, come il Milan ha imparato a sue spese in Europa League. In stagione ha perso meno partite (3-6) e ne he vinte di più (17-16) fuori casa. Senza mai arrendersi. Ha vinto la sua mentalità offensiva, coraggiosa, arrembante a volte all’incoscienza, ma sempre in cerca dell’apertura di sessanta metri, della corsa verso la porta avversaria, dell’assalto collettivo, pur con una difesa non all’altezza. (...) S’è materializzato così lo spettro delle batoste inglesi alle quali la Roma non è nuova: dall’umiliante 7-1 sempre a Old Trafford, nella 2007, al molto più evitabile 5-2 con il Liverpool, semifinale 2018, per poco non ribaltato nel ritorno all’Olimpico. La Roma ha dimostrato di saper recuperare situazioni quasi disperate, come il 4-1 con il cancellato dal 3-0 del ritorno, sempre nel 2018. Ma ora di gol dovrebbe segnarne quattro. Sembra impresa molto dura anche psicologicamente: il rischio è una resa come quella già avvertita in campionato. Ora su futuro giallorosso di Fonseca s’addensano nubi sempre più nere. Questo sembra un addio. Se la Roma aveva deciso di puntare tutto sull’Europa, adesso si ritrova a un bivio drammatico di una stagione troppo irregolare per essere vera. (...)



T. CARMELLINI - IL TEMPO

Ancora un’imbarcata, di nuovo il Manchester. La  Roma fallisce l’appuntamento con la storia e torna spezzata dalla trasferta inglese. All’Old Trafford contro il solito United la maledizione continua. Gioca contro tutto: infortuni, tradizione e arbitro compreso. Perde subito Veretout, va sotto, reagisce, poi riesce addirittura a portarsia vanti prima del crollo nella ripresa dove in cassa cinque gol per un 6-2 finale impossibile da ribaltare nella gara di ritorno. Il Manchester parte forte e dopo otto minuti passa: triangolo a velocità stellare innescato da Pogba e concluso con un tocco sotto «incantevole» di Fernandes che scavalca Pau Lopez in uscita. Ma la Roma resta lì, non molla e riapre la partita dopo quattro minuti grazie al rigore concesso per un fallo di mano sempre di Pogba: giusto. Sul dischetto, di un penalty pesantissimo, va Pellegrini e da capitano porta avanti i suoi che si sbloccano e tornano a giocare (seppur a tratti) il loro calcio. Ancora Pogba a spaventare la Roma con Pau Lopez che fa l’ultimo allungo prima di infortunarsi: entra Mirante. Finita? Macchè, dopo altri otto minuti Spinazzola fa una delle «sue» cose sulla fascia sinistra del campo, attiva Pellegrini che mette nel mezzo un pallone che deve solo spingere in rete: lo fa, seppur con un rimpallo fortuito,e porta la Roma incredibilmente in vantaggio. Altri quattro giri d’orologio e si fa male anche Spinazzola: proprio lui, il migliore in campo fino a quel momento. Una tragedia per la Roma che si riesce a chiudere la prima frazione in vantaggio, nonostante Ibanez faccia tutto per spalancare la strada al Manchester: Cavani lo grazia (per il momento). Il primo tempo è della Roma, ma senza tre titolari e soprattutto consapevole che non potrà fare altri cambi in vista degli altri quarantacinque minuti. Non era mai successo, da quando esiste l’Europa League, che una squadra facesse ricorso a tre sostituzioni nel primo tempo. Ricapitolando i giallorossi perdono dopo due minuti il cuore del centrocampo (Veretout -muscolare), poi al 25’ il (Pau Lopez - spalla)eal37’ilmigliorein campo (Spinazzola -muscolare): un’ecatombe. Lo United riparte forte e la Roma inizia a sbagliare: diventa un’altra partita. I giallorossi non riescono a innescare la manovra, perdono troppi palloni e gli inglesi si leccano i baffi. Inizia la mattanza: prima Cavani sigla il 2-2, poi l’arbitro «regala» un rigore ai padroni di casa e dal dischetto Fernandes fa 3-2. Purtroppo non sarà ancora finita, perché il finale è da incubo: ancora Cavani e infine il giovane Greenwood infieriscono su un avversario scoppiato. La stagione della Roma finisce qui, così come il cammino di Fonseca in giallorosso. E nemmeno si può dire il classico «è stato bello». Non lo è stato affatto...e adesso avanti un altro!



M. SCONCERTI - CORRIERE DELLA SERA

Roma sfortunata per i tre infortuni nel primo tempo, tutti a giocatori molto importanti, soprattutto Veretout e Spinazzola, ma complessivamente inadeguata all’avversario. Il risultato è scappato di mano anche allo United, ma una differenza sensibile era attesa. La seconda del campionato inglese a questi livelli è più forte di qualunque avversario di altra fascia. La Roma è settima, il Villarreal e l’ sono a metà classifica. Se c’è una cosa che il calcio del virus ha perso è l’imprevedibilità. Vincono i più forti. La sfortuna degli infortuni era stata bilanciata nel primo tempo da un rigore fuori dal vivo del gioco e da un gol di fisico e rimpallo di in uno dei due unici tiri in porta della Roma. Il resto è stata una partita poco possibile. Lo United non è più una squadra inglese, gioca con frasi brevi ma insistenti, ama avere la palla e cercare con quella una somma delle qualità individuali. Gioca nello United forse il miglior centrocampista offensivo in circolazione, Bruno Fernandes, un tipo calmo ma capace di mettere la palla dovunque. Avesse un po’ di rabbia davvero latina lascerebbe un segno profondo nel calcio. Guarda invece la sua partita come i navigatori del suo Paese guardavano il mare dalle navi, come fosse un continuo confine. Non ha nostalgia della terra, per Bruno Fernandes è importante vivere nel suo mare, cioè il gioco. Ha fatto tutto lui ieri e ha trovato nel vecchio Cavani il suo jolly ideale. La Roma ha opposto a questo una difesa smarrita nei ruoli. Smalling ha marcato Pogba che non gli dava un corpo fisso. Cristante era nella zona Cavani ed è rimasto anticipato e travolto. Ibanez non è ancora pronto, buono in marcatura, pessimo nel gestire il pallone ritrovato. L’assenza di Veretout ha costretto la Roma a una coppia di centrocampisti improvvisata e sbagliata nell’idea, Diawara-Villar, ottimi per una partita normale del campionato italiano, abbastanza impropri per questo livello. La somma delle differenze è dentro il risultato. Se facciamo uno sconto, una differenza di tre gol era la più corretta, ma già questo è una condanna.



F. DE CORE - CORRIERE DELLO SPORT

Un tempo per costruire l'impresa e stropicciarsi gli occhi, un altro per piombare nel vortice di un incubo, che si materializza come i fantasmi dell'aprile del 2007. Non è un 7-1, ma ci siamo vicini: il 6-2 dell'Old Trafford fa male in egual misura.(...) I novanta minuti dell'Olimpico, giovedì prossimo, hanno già il sapore mesto della formalità: alla lunga troppo forte e completo il Manchester, alla distanza troppo fragile e ridotta la formazione di Fonseca, che ha solo illuso con i due uppercut e il vantaggio del primo round. (...). E senza nulla togliere alla forza d'urto dello United, c'è da chiedersi com'è possibile che la Roma abbia preso in contropiede il 2-2 in apertura di secondo tempo, quando sarebbe stato fondamentale disinnescare la prevedibile rabbia del Manchester con maggiore accortezza. Il castello tirato su da , Smalling, Micki, Pellegrini in 45' di sacrificio e perizia, è franato in maniera roboante sotto i colpi dei rossi di Solskjaer una macchina da gioco che non ha trovato argini. Cinque gol nel passivo di bilancio sono inaccettabili, segno inequivocabile di una impotenza mentale prima ancora che tattica. Due minuti è durata la partita di Veretout, 37 quella di Spinazzola: gli infortuni muscolari possono pure essere addebitati alla malasorte - e sicuramente lo è l'incidente occorso a Pau Lopez - ma forse, a bocce ferme, si dovrebbe ragionare anche sulla preparazione atletica e sull'approccio alla gara. Ed è ciò che faranno in questo mesto finale di stagione a Trigoria, perché nulla possa essere lasciato al caso anche in termini di scelte perentorie - la guida tecnica per cominciare. Ma il ragionamento sull'entità del divario, più che sull'esito dello scontro diretto di Manchester va ampliato a tutto il nostro movimento, che proprio alla Roma aveva delegato le residue speranze di non sfigurare al cospetto delle grandi d'Europa. La caduta dei giallorossi è stata roboante tanto quanto il cedimento delle big italiane nel corso di questi mesi tra Europa League e . Schiaffi non episodici che dovrebbero far riflettere i club più potenti, anche quelli che nottetempo disegnavano improbabili fughe in avanti. La Roma, stritolata ieri sera a Manchester, è forse il caso meno eclatante, perché almeno una semifinale l'ha centrata. Ma un risultato così è difficile da mandar giù, anzi impossibile.