26/04/2021 07:47
IL TEMPO (T. CARMELLINI) - Un’altra sberla, in pieno volto.La Roma (o se preferite la Roma2), ormai prende botte da tutte le parti in campionato, si muove come un pugile suonato che barcolla al centro del ring passando da momenti di lucidità (vedi Atalanta) a round interi di assenza totale. Ieri è toccato al Cagliari, in piena lotta per non tornare in B, a picchiare duro contro la squadra di Fonseca (il finale è un inesorabile 3-2) che, numeri alla mano, è ancora lassù solo per quanto fatto nel girone di andata e ha un bilancio disarmante di 18punti in 14 partite in quello di ritorno.
Nel calcio si sa, la differenza spesso la fanno le motivazioni e a Cagliari ieri sera in questo senso non c’è stata storia. Da una parte una squadra che lotta con il coltello tra i denti, affamata di punti, che vuole restare in serie A e si sta giocando tutto in queste ultime gare di stagione: il Cagliari, che con quelli di ieri raccoglie 9 punti nelle ultime 3 partite, aggancia Benevento e Torino e riapre i giochi. Dall’altra una Roma già rassegnata in campionato che pensa solo al doppio match di Europa League in programma giovedì a Manchester (ritorno 6 maggio all’Olimpico) e che si presenta alla Sardegna Arena senza otto titolari e con tutte le riserve in campo proprio per non rischiare in vista della «partita dell’anno».
La differenza è sostanzialmente tutta qui, ma anche leggendola così questa Roma non può essere così brutta: eppure lo è. Una squadra che prende 6 gol contro Toro e Cagliari, con quell’intermezzo «bergamasco» che fa sembrare tutto ancora più assurdo: perché non puoi rischiare di vincere contro l’Atalanta, una delle più forti del campionato (anche se a rivedere la gara Gasp & Co. per quel pari dovrebbero fare gesti di tafazziana memoria) e poi inciampare contro le squadre che penzolano in coda alla classifica in piena lotta retrocessione.
Ma come, la Roma non era quella che non riusciva a vincere contro le grandi? Era, appunto... ormai non vale più nemmeno quello e questa tendenza a lasciarsi andare legati solo alla coppa Europea rischia di fare dei danni devastanti per il futuro. Perché può succedere di venire eliminati dal Manchester United (e tra l’altro non sarebbe la prima volta), ma se poi diventa l’ultima spiaggia il ko può diventare ancor più doloroso. Fonseca e la «sua» Roma incentottanta minuti si giocano tutto: presente, ma soprattutto il futuro anche se poi a pagare, come sempre, sarà solo l’allenatore. Per gli altri la strada è già scritta, Pinto ha capito chi deve tenere, come e perché. E a fine stagione ci saranno molte partenze, svincolati a parte. La rivoluzione è ormai alle porte e celebrarla con un successo, per una volta, non sarebbe male. Dipende tutto dall’Europa... purtroppo, o per fortuna.