04/04/2021 08:27
IL TEMPO (T. CARMELLINI) - La Roma a Reggio Emilia si butta via. Seppur decimata dagli infortuni, non approfitta delle assenze del Sassuolo e torna a casa con un solo punto che sa tanto di sconfitta analizzando i risultati delle altre concorrenti per i posti buoni per la Champions. Corsa dalla quale la squadra di Fonseca, dopo il 2-2 incolore di ieri, si è chiamata definitivamente fuori: otto punti in sette partite taglierebbero le gambe a chiunque. Troppi i punti di distacco, ma soprattutto troppe le squadre che ha davanti ritrovandosi al momento settima in classifica e condannata a calcare gli esordi dell’Europa Conference League che prenderà il via dalla prossima stagione: la «coppetta» di consolazione che giocheranno le squadre che non sono riuscite a qualificarsi nemmeno in Europa League.
Il bilancio del pomeriggio pre-pasquale non lascia spazio a interpretazioni: questa Roma non può andare da nessuna parte, figurarsi se può ambire alla Champions. Non va sotto in avvio solo per la pochezza dell’attacco avversario che sbaglia di tutto, si porta avanti dal dischetto grazie a Pellegrini dopo un fallo rimediato da Perez, ma poi non riesce a chiudere la gara. Il Sassuolo così ci crede, rientra in partita, pareggia una prima volta con un imbarazzante il colpo di petto di Traorè. Poi sull’1-1 El Shaarawy sbaglia un gol fatto (in serie A non puoi sbagliarlo) che avrebbe cambiato tutto, ma nonostante questo Bruno Peres si ricorda di essere brasiliano e riporta avanti i giallorossi a venti minuti dalla fine. A quel punto una squadra vera deve essere in grado di congelare partita e risultato e invece ancora una volta la Roma incassa a cinque minuti dalla fine il gol del pareggio che devasta le sue speranze di rientrare in corsa per l’Europa che conta. Poi anche Pairetto ci mette del suo, classico eccesso di protagonismo tipico del personaggio, vietando ai giallorossi un’ultima chance legittima fischiando con ingiustificabile precisione la fine del match: ma pure questo non può essere un alibi per nessuno.
Questa partita la Roma la doveva vincere prima e non lo ha fatto dimostrando tutti i suoi limiti. Quelli di un gruppo che fatica a trovare undici titolari accettabili, a mandare in campo giocatori nel proprio ruolo (Cristante anche ieri malissimo da centrale, ma anche molti altri hanno giocato una gara penosa) e a recuperare una situazione infortunati a dir poco devastante. Anche queste sono giustificazioni insufficienti per un gruppo, ma soprattutto per un allenatore, che diventa purtroppo sempre più indifendibile. Inspiegabile il suo ottimismo a fine gara, quando quasi col sorriso racconta un’altra partita: forse è già con la testa altrove. Ma qui dovrà rimanere almeno per altre sette settimane: in campionato nove partite da giocare che rischiano di diventare un calvario per i giallorossi. Unica chance per salvare qualcosa resta l’Europa: difficile e giovedì contro l’Ajax bisognerà cambiare tutto. Uomini, gambe, ma soprattutto testa.