17/04/2021 07:50
IL TEMPO (E. ZOTTI) - Un'altra notte europea che rimarrà impressa nella memoria dei tifosi della Roma. Dopo l'impresa di Amsterdam, all'Olimpico la squadra giallorossa ha portato a termine il «quarto di finale perfetto» raggiungendo un traguardo storico: quella contro il Manchester United è la seconda semifinale di una competizione internazionale che la Roma gioca nel giro di quattro stagioni (prima di quella di Champions bisogna risalire a quella di Coppa Uefa del 1991).
Il 24 aprile 2018 infatti Dzeko e compagni scendevano in campo ad Anfield contro il Liverpool per giocarsi l'accesso alla finale di Champions League. A tre anni di distanza il bosniaco, grazie al suo trentesimo gol internazionale in giallorosso, ha stoppato la rimonta dell'Ajax e regalato ad una città intera la possibilità di sognare ancora. L'abbraccio tra il numero 9 e Fonseca dopo il triplice fischio di Taylor è un'istantanea bellissima che fino a tre mesi non era neanche lontanamente immaginabile: a fine gennaio il rapporto tra i due era ai minimi storici ed il rischio che il gruppo risentisse della situazione è stato concreto. Se all'epoca qualcuno avesse soltanto ipotizzato di vedere il tecnico festeggiare insieme al centravanti la prima semifinale di Europa League raggiunta nella storia della Roma, probabilmente sarebbe stato preso per pazzo. Le acque invece si sono calmate grazie alla professionalità di entrambi, che si sono lasciati alle spalle problemi e incomprensioni mettendo il bene della Roma al primo posto.
E adesso la possibilità di scrivere insieme un finale di stagione ancor più inaspettato è concreta. Contro i Red Devils sarà durissima, ma la Roma sta dimostrando di saper indossare senza troppo impaccio l'abito per le serate di gala. La squadra di Fonseca in Europa sembra aver trovato la sua dimensione: oltre a sfruttare bene gli spazi più ampi che spesso molte squadre concedono, nel secondo tempo della Johan Cruyff Arena ha incassato colpi senza perdere lucidità, capitalizzando al massimo le poche occasioni create. Un'abilità fondamentale in vista del match d'andata contro lo United in programma il 29 aprile all'Old Trafford, dove si deciderà gran parte della qualificazione. Se la Roma dovesse uscirne indenne (o quasi) il ritorno del 6 maggio all'Olimpico diventerebbe la partita più importante dell'ultimo decennio romanista. Quel giorno - se il Lazio dovesse essere zona gialla e arrivasse l'ok del Governo - sugli spalti ci saranno mille tifosi: un piccolo assaggio di normalità che non ha comunque nulla a che vedere con la bolgia che si sarebbe scatenata all'interno dell'impianto senza Covid-19.
La pandemia ha azzerato gli incassi che in condizioni di normalità una competizione europea avrebbe garantito. Grazie al cammino in Europa League la Roma - che ha agganciato il Tottenham al quattordicesimo posto del ranking Uefa - si è comunque garantita un tesoretto, che potrebbe aumentare nel caso in cui la squadra arrivasse a disputare l'ultimo atto della competizione: il club ha incassato 5.92 milioni di euro tra bonus per la partecipazione alla competizione e ranking storico mentre attualmente non è calcolabile la quota del marketpool (ridotta dalla Uefa a causa della pandemia). A questi bisogna aggiungere i 3.47 milioni ottenuti dalla fase ai gironi a cui vanno sommati 500 mila euro per la qualificazione ai sedicesimi, 1.1 milioni per gli ottavi, 1.5 per i quarti e 2.4 per la conquista della semifinale. Finora sono 14.89 i milioni incassati a cui ne andrebbero aggiunti 4.5 in caso di finale (26 maggio a Danzica contro Arsenal o Villarreal) più altri 4 per un'ipotetica vittoria, che garantirebbe l'accesso alla prossima Champions League.