Barnaba: "I Friedkin hanno preso la Roma per vincere. Mourinho era una fissa di Dan"
27/05/2021 10:12
IL ROMANISTA - Alessandro Barnaba, proprietario del Lille ed ex manager di Jp Morgan, banca d’affari americana che ha assistito Dan Friedkin nell’acquisto della Roma, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano a tinte giallorosse. Le sue parole:
A proposito di giocatori. Tra i migliori della stagione del Lille c'è sicuramente Renato Sanches, uno che è stato più volte accostato alla Roma.
«Voi sapete molte cose di mercato, sicuramente più di me. Indubbiamente Renato Sanches è un giocatore che piace a diverse squadre, in più è anche portoghese, una lingua che oggi alla Roma va per la maggiore. Detto questo però sul tema so poco. So certamente che Renato Sanchez è un buon giocatore e quando sta bene è in grado di fare la differenza… So anche che difficilmente le società francesi possono competere, Psg a parte, con le società più importanti degli altri campionati».
A proposito... Mourinho è un colpo che ha stupito tutti. Lei sapeva qualcosa?
«Macché. Non ne sapeva niente nessuno. L'unica cosa che posso dirle è che Mou è una fissa di Dan da tempo».
Questa è una notizia.
«Le confesso che quando in passato ci siamo trovati a parlare di questioni calcistiche, era rituale che a un certo punto Dan dicesse: "In questa situazione uno come Mourinho che farebbe?". Appena hanno saputo che era stato licenziato devono averlo contattato».
Questa è bella. Dimostra anche che mister Friedkin non è così digiuno di calcio come si dice in giro.
«Io dico solo una cosa. Dan e Ryan Friedkin non hanno acquistato la Roma come possiamo aver fatto noi attraverso il fondo con il Lilla, non hanno fatto un'operazione finanziaria comprando un asset per rivenderlo a breve. Lo testimonia la loro storia di imprenditori. Loro hanno comprato la Roma perché vogliono vincere con la Roma. E infatti si sono praticamente trasferiti a Roma e adesso hanno assunto Mourinho. Non è un caso. La Roma non è un capriccio per loro. Quando in passato gli è stato proposto di rilevare qualche squadra della Premier, senza che faccia i nomi, la loro risposta è stata secca: "Noi vogliamo la Roma"».
C'è il tempo per un'ultima cosa. Ma può essere mai possibile che la prospettiva stadio non li entusiasmi?
«Sono imprenditori e sanno benissimo che lo stadio è un valore fondamentale per un club che voglia affermarsi nel calcio di oggi. È assolutamente una priorità. Ma hanno ereditato una situazione complicata legata al vecchio progetto. E finché non si risolve la questione Tor di Valle non sono liberi di fare quello che vogliono. A Tor di Valle i conti non tornavano più. Pallotta in pratica se l'è trovato in dote con Unicredit, fu trovata una strada che poteva funzionare con il primo progetto. Ma la battaglia politica che ne è seguita che ha fatto lievitare i costi infrastrutturali e la pandemia che poi ha distrutto il piano del business park associato allo stadio hanno fatto cambiare completamente lo scenario negli anni e alla fine il progetto è diventato, a nostro giudizio, completamente insostenibile».
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