05/05/2021 09:26
[...] La Roma che ha odiato l’americano Pallotta, da ieri adora il suo connazionale Friedkin, un decisionista, un uomo forte che ne ha portato un altro: l’uomo forte al quadrato, il sogno masochista della capitale sdraiata. Altro che lo Spalletti ter: una scossa di defibrillatore sul corpaccione malato, col campionato buttato e la coppa svanita. Non a caso, alla vigilia di una partita già persa contro lo United, che Mourinho a quella coppa portò. Lui che alla Roma di Ranieri e «grandissimi giocatori» rinfacciò «zero tituli», creando una maledizione decennale che ora gli tocca sfatare.
Per il tifoso è come l’avesse già fatto, perché ieri è sempre domani, fa l’amore col presente a occhi chiusi, immaginando il futuro e chiamandolo col suo nome: José! Nel tempo libero lui studia i leader: politici, religiosi, ma soprattutto criminali. Gli sussurra il Libanese: «Pijamose Roma». Risponde sardonico: «Pijamose tutto!». Ora non importa più se si perde il prossimo derby, se si manda la Lazio in Champions, ora si ha fede: se spera de vive n’artro po’. Il matrimonio è dunque ideale. Si sposano una tifoseria delusa, ma con una propensione incontenibile al sogno e un illusionista che sa farlo apparire. Mourinho viene dal nulla e si piazza davanti a tutto e tutti. Non è mai stato un gran calciatore, a un certo punto si sono accorti che c’era un tizio in più in panchina, poco dopo era il solo.
[...]
(La Repubblica - G. Romagnoli)