24/06/2021 12:55
GLIEROIDELCALCIO.COM - Come spesso accade quando in ballo ci sono Roma e i romani le cose assumono tratti di grandiosità ed unicità. Nel giugno 2001 proprio nella città capitolina accadono dei fatti straordinari che permettono meglio di capire quanto appena affermato. La squadra di calcio della Roma, orgogliosa rappresentante del football cittadino (seppure in coabitazione con i cugini della Lazio) riesce nell’impresa di aggiudicarsi il titolo di campione d’Italia, dopo l’ultimo successo che risale ormai al lontanissimo 1983.
La soddisfazione dei tifosi è duplice perché, oltre ad essere trascorsi molti anni dall’ultima affermazione e quindi l’attesa e la gioia sono spasmodiche, l’anno precedente sono proprio gli acerrimi rivali, i dirimpettai dall’altro lato del Tevere della Lazio, a portare a casa il tricolore. Lo “strappo” dello scudetto dalla maglia degli storici avversari regala dunque all’impresa giallorosso tinte ancora più forti, difficilmente ripetibili in futuro. Considerando che anche i cugini non hanno così tanta confidenza col successo (l’ultimo scudetto risaliva al 1974) si comprende bene il carattere di eccezionalità dell’evento.
La Roma si laurea campione d’Italia il 17 di giugno del 2001, in una di quelle giornata a dir poco torride come a volte soltanto Roma sa regalare, accompagnata da migliaia di tifosi che riempiono uno stadio Olimpico colmo all’inverosimile. È un tripudio di bandiere, sciarpe, striscioni e cori che inneggiano ai neocampioni.
In un’altra piazza magari maggiormente abituata ai successi, i festeggiamenti per un traguardo sportivo durerebbero l’arco di una serata, forse qualche giorno successivo a quello della partita, ma Roma e i romani, come anticipato all’inizio, tendono ad amplificare e ad enfatizzare gli eventi, specie in casi come questo. La voglia di fare festa è dunque traboccante, e lo si capisce dalle manifestazioni spontanee di persone che hanno voglia di radunarsi per gioire della vittoria romanista in ogni rione e quartiere, dal più popolare a quello più pettinato, del resto la passione della Roma va oltre il ceto, è trasversale e riguarda tutti. Cominciano a proliferare dunque nei giorni successivi a quelli della partita raduni spontanei più o meno organizzati, a volte è sufficiente dara voce una volta di più al clascson dell’auto in strada per propiziarne uno.
Si avverte però l’esigenza di festeggiare una volta per tutte e soprattutto tutti insieme, la comunità giallorossa ha bisogno di darsi un appuntamento per organizzare un evento di dimensioni così grandi da non avere precedenti. La dirigenza della Roma tutta, specie il grande e compianto Presidente Franco Sensi hanno quindi voglia di sugellare quella vittoria con un raduno di tifosi romanisti di cui non si ha memoria nel passato.
La scelta del posto dove dare appuntamento al popolo romanista ricade da subito su un luogo iconico, il Circo Massimo. Occorre infatti un catino abbastanza capiente che possa ospitare una folla oceanica di cui ancora oggi non si ha una stima attendibile.
Si tratta del sito adibito in passato per gli spettacoli di Roma, il più grande utilizzato nell’antichità che misura 600 metri di lunghezza e 140 di larghezza. La scelta oltre ad assicurare una soluzione logistica adeguata è anche legata alla storia: la festa più bella e importate che la città attende da tempo immemore, si svolge in un’area compresa tra il colle Palatino e l’Aventino, si tratta del posto scelto per le corse dei carri all’epoca dei re Tarquini, che con Giulio Cesare viene trasformato in un vero e proprio circo in muratura, dove i conduttori delle quadrighe diventavano gli idoli del popolo di Roma.
All’epoca ognuno di questi carri da corsa, tirati da quattro cavalli in linea, rappresentava una diversa scuderie identificata da vari colori (il verde, l’azzurro, il rosso e il bianco) così che anche gli spettatori si potessero schierare sulle gradinate del circo, in base al colore di appartenenza dei propri beniamini. Questi ultimi venivano quindi caldamente incitati dal popolo, anche se si desume con meno enfasi rispetto a quanto accade per i ragazzi di mister Capello il giorno della festa scudetto al circo Massimo.
Il 24 giugno del 2001, a differenza di quanto accadeva al tempo delle quadriglie, ad una settimana esatta dalla conquista del titolo sul campo, al Circo Massimo si presentano però i sostenitori di un’unica squadra che inneggiano ai suoi colori sociali che riprendono, guarda il caso, quelli della città: il giallo ocra ed il rosso pompeiano.
Anche quel giorno il caldo è torrido e Roma lascia respirare la sua gente con fatica, specie nelle prime ore del pomeriggio quando oramai già tantissime persone hanno preso posto al Circo Massimo per stare più vicino possibile alla passerella allestita dove si vedranno sfilare i loro idoli. Scene inverosimili di ragazzi che si accampano già dalla notte precedente o altri che si posizionano in luoghi tutt’altro che sicuri si susseguono, spingendo addirittura il compianto Presidente Sensi, durate il suo intervento, a raccomandarsi di trovare sistemazioni più adeguate per evitare guai. Alla fine stime più o meno ufficiali parlano di circa un milione di persone laddove in toeria così tante non potrebbero neanche essercene state.
Oltre al patron romanista c’è una (sorprendente) sparuta rappresentanza della squadra, c’è Antonello Venditti che si esibisce in concerto presentando, inoltre, la sua nuova canzone che si erge a inno del terzo scudetto romanista, c’è la showgirl Sabrina Ferilli che come promesso (in caso di vittoria) si fa ammirare nella sua bellezza in costume, ci sono dietro le quinte tanti altri personaggi noti che portano la Roma nel cuore e che per nulla al mondo avrebbero mancato questo appuntamento con la storia.
La serata si snoda (a fatica per via del frastuono ingestibile della folla), sulle note delle canzoni di Antonello e sulle belle incursioni del Presidente che tenta, spesso invano, di ringraziare la sua gente.
Ci sarebbe dunque la cronaca di una giornata epica che non potrà però mai rendere le sensazioni, i profumi e dunque l’atmosfera di quei momenti forse irripetibili (e a Roma questo non è eufemismo), specie per chi li ha vissuti in prima persona, specie per chi li ha vissuti da romanista.
Ma la cronaca non trasmette di solito emozioni. I brividi che regalono il ricordo da parte di Venditti e Sensi del compianto Agostino Di Bartolomei, del Presidente del secondo scudetto Dino Viola, o del mitico tifoso giallorosso Dante, non si possono replicare su un foglio. Per questo motivo il ricordo di questo ventennio trascorso da quella giornata vorrei fosse affidato alle sensazioni più che alle parole, anzi forse le uniche che meritano menzione sono quelle del Presidente Sensi che, provato, evidentemente stanco, ma felice come un bambino che ha realizzato un sogno, chiosa dicendo: “una manifestazione irripetibile in nessuna parte del mondo”.
Questa è Roma, questa è la Roma e tutto ciò non cambierà mai.