09/06/2021 08:29
IL TEMPO (S. PIERETTI) - La Lazio sale al Campidoglio, il presidente Lotito apre allo Stadio Flaminio. È un giorno di festa, si celebra la promozione in serie A delle ragazze allenate da Carolina Morace. Ma l'incontro con la sindaca è anche l'occasione per tornare a parlare dello stadio. «La città di Roma e la Lazio meritano di avere uno stadio» afferma il numero uno biancoceleste uscendo dalla sala della Protomoteca, ma il traguardo è lontano; la Roma ha bloccato l'iter per Tor di Valle, la Lazio - dopo aver sviluppato l'ambizioso piano per lo Stadio Delle Aquile pianificato sulla Tiberina - ha temporeggiato in attesa di tempi migliori: il progetto del lazialissimo architetto Alfonso Mercurio è rimasto in un cassetto.
Nella giornata di ieri il presidente della Lazio Claudio Lotito ha riaperto sorprendentemente il discorso sullo Stadio Flaminio; le criticità sono moltissime, l'impianto costruito dall'architetto Nervi in occasione delle Olimpiadi di Roma - e inaugurato nel marzo del 1959 - è in condizioni critiche, servirebbe un mecenate per riqualificarlo.
«Stadio Flaminio? Prima di tutto bisognerebbe mettersi d'accordo - afferma il Presidente della Lazio - è interesse della città ottenere certi risultati: vorrei che Roma migliorasse costantemente, e vorrei che lo facesse anche grazie alla Lazio». Intento nobile, fin anche ambizioso considerando le numerose persone coinvolte che dovrebbero mettersi d'accordo approvando un progetto comune. «Quando mi prendo un impegno, sono abituato a rispettarlo - continua il Presidente Lotito - se ci fosse la possibilità di sviluppare un progetto, sarei pronto ad aiutare il Comune di Roma. Tuttavia vanno fatte delle valutazioni, e poi si vedrà. Il Flaminio attualmente non è uno stadio a norma UEFA. La copertura si può fare? E i parcheggi? Comunque, ci sederemo al tavolo con la sindaca per parlare di tutti i temi: la Città ha bisogno di aiuto e noi siamo disponibili. Poi vedremo cosa succederà».
Il Flaminio è la Casa della Lazio, in quello stadio i tifosi hanno visto le parate di Sclavi e le rovesciate di Piola, le risse dei fratelli Sentimenti e le cannonate di Lombardini, le giocate eleganti del Professor Governato e la disperazione di Seghedoni che segna e piange, perché l'arbitro non si è accorto della rete bucata. È lo stadio della Coscienza della Lazio - della contestazione - di Tommaso Maestrelli che - solo contro tutti - va e affronta i contestatori; quel pomeriggio nacque la Banda del '74 perché è lì che i giocatori capirono che quell'allenatore era pronto a difenderli e a combattere con loro. E poi la squadra di Beppe Materazzi, ultima squadra a giocare un intero campionato in quell'impianto prima dei Mondiali del 1990.
Dentro al Flaminio c'è il cuore di ogni laziale che - di padre in figlio - ha trasmesso il valore del club più antico della Capitale ai propri discendenti, dentro al Flaminio c'è la promessa che ogni tifoso - nelle calde serate di Coppa Italia - si impegnava a mantenere ritornando - di corsa - dal mare per scoprire i nuovi giocatori, vedere la nuova maglia, accogliere il nuovo tecnico. Ora dentro al Flaminio ora c'è un nuovo sogno, che varrebbe quanto uno scudetto. «Penso che la Città di Roma abbia bisogno di uno stadio di riferimento per la Lazio - ha concluso Lotito - adesso siamo a disposizione. Deve essere uno stadio vissuto da tutti, un punto di ritrovo e un motivo di orgoglio per i laziali».