23/08/2021 10:46
LAROMA24.IT - Inizia con un 3-1 alla Fiorentina il cammino della Roma di Mourinho in Serie A. Elogi per Tammy Abraham e Jordan Veretout su tutti: "Mourinho ha il centravanti sul quale costruire una Roma da corsa", scrive Paolo Condò su 'Repubblica'. "Con quella velocità di piede e quella falcata, la serie A può essere la sua terra promessa", aggiunge Andrea Sorrentino su 'Il Messaggero' in riferimento all'attaccante inglese.
"Strappato di brutto, lui che strappa di bello, magnifico cavallo da corsa, la ripresa complicata, le titubanze, e ieri due folate vecchi tempi", l'analisi di Giancarlo Dotto sul 'Corriere dello Sport' della prestazione del centrocampista francese.
Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
LA REPUBBLICA (P. CONDÒ)
[...] Se anche la Roma ha centrato il bersaglio pieno nel match d’apertura, malgrado la Fiorentina di Italiano sia stata subito convincente e abbia retto l’espulsione eccessiva di Dragowski, una parte consistente del merito va a Tammy Abraham, veloce e tecnico, assai ben disposto al dialogo: Mourinho ha il centravanti sul quale costruire una Roma da corsa.
IL MESSAGGERO (A. SORRENTINO)
[...] E' possibile giocare a calcio anche senza Dzeko dopo sei anni. Le rivoluzioni non contemplano serenità, delicatezza, grazia o cortesia, diceva quel cinese che fece piuttosto parlare di sé, le rivoluzioni sono atti violenti e non pranzi di gala: qualcuno ne rimane schiacciato, altri ne beneficiano, poi le chiacchiere diventano ricordi. Addio a Dzeko allora, e Mourinho spalanca subito l'Olimpico ad Abraham: con quella velocità di piede e quella falcata, la serie A può essere la sua terra promessa. Con José si rivede anche un rigore nuovo, eccetto Zaniolo che ancora dirazza, ma sarà bacchettato a dovere. [...]
LA GAZZETTA DELLO SPORT (L. GARLANDO)
Tutti in piedi quando esce. Il campionato accoglie un nuovo, limpido talento: Tammy Abraham. Il giovane inglese con due assist, un’espulsione procurata e una traversa ha spinto la Roma oltre la Fiorentina e ha risposto al gran debutto di Dzeko nell’Inter. Parte bene Mourinho che ha qualità offensiva da vendereese riuscirà a trasmettere alla sua creatura parte della sua anima da guerra regalerà all’Urbe una stagione di soddisfazioni. Il 3-1 dell’Olimpico pesa perché strappato a un’ottima Viola, penalizzata dall’espulsione esagerata di Dragowski. Rosso poi anche per Zaniolo. [...]
IL TEMPO (T. CARMELLINI)
E due! Parte nel migliore dei modi la prima stagione di Mourinho sulla panchina giallorossa. Dopo il successo in coppa arriva un’altrettanta vittoria netta contro la Fiorentina in casa nel giorno del ritorno allo stadio Olimpico dei tifosi. C’erano tutti quelli che hanno potuto, trentamila veri in festa alla fine per il successo che riconsegna la Roma ai suoi tifosi con un risultato importante per testa e classifica. Il nuovo arrivato Abraham migliore in campo, qualche brivido di troppo contro una Viola mai doma, la doppietta di Veretout e il blackout mentale di Zaniolo che commette un errore che poteva costare carissimo ai suoi che invece si rialzano e dimostrando di essere sulla buona strada per diventare una squadra vera. Mourinho rispetto alla Coppa cambia dove non te lo aspetti, conferma la mediana con Cristante e Veretout (e fa bene) in lizza per avere un turno di riposo da Diawara, ma toglie Shomurodov che finora era sempre andato a segno.
Spazio al giovane gioiello inglese Abraham che sarà comunque determinante nello sviluppo della serata. Nascono infatti dai suoi piedi le due giocate che cambiano la partita. Prima al 17’ su un suo allungo a rete (gran lancio di Ibanez) Dragowski esce male e Pairetto non ha dubbi: rosso diretto e Fiorentina in dieci. Poi poco meno di dieci minuti dopo è sempre lui a servire nello stretto Mkhitaryan che infila il povero Terraciano subentrato al posto del compagno espulso. Due minuti di attesa, prima dell’ok della Var che consegna il vantaggio ai giallorossi e una partita che sembrerebbe tutta in discesa. Così non sarà perché gli uomini di Mou non la chiudono e consentono alla Fiorentina di essere pericolosa almeno un paio di volte con Rui Patricio chiamato più volte a mostrare le sua qualità: e lo fa bene.
Poi il blackout di Zaniolo rischia di compromettere tutto: già ammonito commette un fallo ingenuo a centrocampo punito, giustamente, con il secondo giallo da Pairetto. Dieci contro dieci si riapre tutto, la Fiorentina pareggia con Milenkovic sull’onda crescente dell’entusiasmo. Ma il gol avversario sveglia la squadra di Mourinho (lì in panchina fa il diavolo a quattro) che mostra tutto il suo carattere. La traversa di Abraham alla mezz’ora è il segnale della riscossa e arriva sempre sulla sua spinta: il secondo assist dell’inglese manda in rete Veretout che a dieci dalla fine firma poi l’ennesima doppietta per il 3-1 finale.
Il bilancio per Mourinho che risponde alle altre big è più che positivo, scopre un giocatore che sarà protagonista della stagione e conferma le buone sensazioni sulla crescita di un gruppo che inizia a diventare qualcosa di concreto e mostra di avere il «suo» carattere. È vero, manca ancora qualcosa, ma la strada è lunga e per la fine del mercato c’è ancora del tempo... per Mourinho per sperare.
CORRIERE DELLO SPORT (G. DOTTO)
Joé Mourinho in panchina, la sua prima in giallorosso, Nicolò, Tammy e poi Eldor in campo, e poi Jordan, due volte, la gente sugli spalti, il canto di Venditti mai stato così bello e brividoso. Spettacolo nello spettacolo, il Var lassù e in ogni luogo che sospende i cuori e restituisce quello che l'arbitro toglie. Si guardano attorno sotto la maschera e se lo godono l'Olimpico come non ricordavano di averlo mai visto i due Friedkin, padre e figlio. Se lo meritano. Tutto speciale. Che vuoi di più? I tre punti, chiaro. Arrivano anche quelli in fondo a uno spartito vibrante come pochi e contro una Fiorentina mai banale, che ha già in corpo forti nozioni d'Italiano. Zaniolo ha addosso l'impeto taurino che gli sale da mesi di agonia, fa male quando aggredisce e fa danni quando difende. Soffrire in dieci. Quanto basta per avere la conferma che la Roma di Mourinho ha scoperto quanto la sofferenza sia un piacere necessario alla gioia.
Non era calcio senza la gente, ora possiamo dirlo. Una pantomima necessaria dentro stadi vagamente manicomiali, tutto meno che calcio. Le gole dei tifosi non hanno ruggine, è il rumore degli amici, la festa troppo a lungo negata. È la festa di Tammy. Lui, Abraham, c'è. È profondo, rabbioso, pochi giorni e già parte del gruppo, esulta e prega come uno che a Trigoria ci vive da bambino. Due assist e una traversa. Settanta minuti pieni di tutto. Subito la risposta che consola chi temeva un fenicottero elegante ma, forse, timido, poco adatto alle marcature feroci e scaltre del calcio italiano. Mezz'ora gli basta e avanza per prendersi i tifosi, smaniosi e bisognosi di dimenticare Edin: causa l'espulsione del portiere viola e, a seguire, Fiorentina in dieci, t'inventa la panterata, volteggia e passa palla radiosa a Miki. Aggiungi la traversa da stacco imperioso, la partecipazione totale al gioco, tecnica ed emotiva. Saranno fieri di lui la sua adorata mamma il suo idolo, Didier Drogba.
Aggiungi che esce lui, Tammy, ed entra Shomu e fa subito cosa sublime, l'assiste per il secondo gol di Veretout. Ciao Edin, dove sei? Aggiungi Jordan. Strappato di brutto, lui che strappa di bello, magnifico cavallo da corsa, la ripresa complicata, le titubanze, e ieri due folate vecchi tempi. Delirio giallorosso, mai così bello, dentro quelle divisi fiammanti. Aggiungi la conferma di Ibanez, l'applicazione non inferiore alla dedizione. Aggiungi, anche se meno visibile, l'importanza clamorosa di Cristante, uno che sa fare tutto e ieri lo ha fatto anche bene. Non arriva Xhaka, Mourinho punta su di lui, Bryan. E sembra la mossa giusta. Non è ancora la Roma che Mourinho ha in testa, ma è già la sua Roma. Poco o tanto, ma sicuro. E la gente fa festa.