25/10/2021 10:38
Una prova di coraggio superata: la Roma ferma la corsa del Napoli, fino a ieri pomeriggio a punteggio pieno, e resta al 4° posto con un punto di vantaggio su Atalanta, Juventus e Fiorentina. Nel giudizio della partita, Tiziano Carmellini racconta: "La differenza l’ha fatta la squadra vera, perché con i titolari in campo è tutta un’altra Roma, ma anche Mourinho è stato bravo dimostrando la differenza tra uno Special One e un allenatore normale".
Paolo Condò, su 'Repubblica', scrive: "Dopo un avvio equilibrato, ieri Mou ha schierato la Roma a ridosso dell’area consegnandosi al palleggio del Napoli, e c’era la sensazione che fosse soltanto questione di tempo prima che Insigne o Fabian o Politano trovassero il corridoio perfetto per innescare il nigeriano. Ma era un trabocchetto, estremo come è stata estrema l’intera settimana del portoghese".
Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
A DI CARO - LA GAZZETTA DELLO SPORT
(...) Il Napoli ha mostrato per lunghi tratti della gara di Roma la sua acquisita consapevolezza di essere oggi la squadra da battere. Ha giocato col piglio della grande comandando il gioco e cercando il gol che ha sfiorato grazie soprattutto allo stato di forma di Osimhen, oggi il miglior attaccante della serie A. Ci si continua a domandare cosa sarà il Napoli senza il suo centravanti, Koulibaly e Anguissa quando partirà la Coppa d'Africa... La Roma reduce dall’umiliante cappotto in Norvegia ha saputo soffrire, si è chiusa ma nella seconda parte del secondo tempo ha trovato la forza per non cedere e anzi sfiorare il vantaggio. All’interno di una partita che il Napoli ha condotto maggiormente, le occasioni da gol più clamorose sono capitate a Abraham e Mancini. (...)
T. CARMELLINI - IL TEMPO
Un risposta, chiara. Esattamente come l’aveva chiesta Mourinho il giorno dopo l’imbarazzante 6-1 rimediato in Norvegia dai boscaioli del Bodo. Ed è arrivata all’Olimpico, in una partita bellissima, contro il Napoli capolista che fin qui le aveva vinte tutte. Doppio risultato perché con questo pareggio, che assomiglia molto a una vittoria visto il momento, la Roma non solo muove la classifica restando quarta ma «salva» il record di Garcia (10 vittorie in avvio) fermando il Napoli a quota otto. L’altro successo è «morale» contro un tecnico con il quale il popolo giallorosso ha più di un conto in sospeso. Se lo striscione «piccolo uomo rieccoti» non fosse stato abbastanza chiaro (Ilary Blasi docet), durante tutto il match i tifosi giallorossi hanno punzecchiato l’allenatore toscano fino al coro pro-Totti che è lontano anni luce dai segnali distensivi lanciati nel pre-gara dall’ex tecnico della Roma. Frattura insanabile a parte, sul campo una partita bellissima che forse la Roma avrebbe meritato anche di vincere: almeno i numeri dei tiri in porta questo dicono (12 a 10 a favore dei giallorossi). Primo tempo molta Roma (clamorosa palla gol servita da Cristante sbagliata da Abraham) con il Napoli che parte meglio nella ripresa e gioca un buon avvio di secondo tempo. Poi la Roma esce fuori e l’ultima mezz’ora è tutta di marca giallorossa. Pecca di precisione un Miki fuori serata, poi Pellegrini prova a inventarsi un eurogol su assist di Karsdorp, quindi Mancini di testa sbaglia da due passi. Niente porta stregata e Mourinho imbufalito in panchina che rimedia un doppio giallo e viene espulso: poi Massa dopo i tre fischi estrarrà un rosso anche per Spalletti reo di avergli battuto le mani polemicamente. Il bilancio del portoghese al suo primo pareggio con la Roma, resta comunque positivo perché i giallorossi hanno messo alle spalle il ko di coppa, ma soprattutto, tutte le polemiche piombate a Trigoria dopo l’umiliante trasferta. La differenza l’ha fatta la squadra vera, perché con i titolari in campo è tutta un’altra Roma, ma anche Mourinho è stato bravo dimostrando la differenza tra uno Special One e un allenatore normale. Prima si è pubblicamente assunto tutte le responsabilità del disastro norvegese, poi è riuscito a trasmettere al gruppo la voglia giusta per rialzarsi e tornare a giocare il calcio che sa. Ora servono conferme e potranno arrivare già dalla delicatissima trasferta di Cagliari che sarà tutt'altro che una passeggiata al mare. Bisognerà restare concentrati e non sbagliare anche perché domenica poi all’Olimpico arriverà il Milan: e sarà un’altra battaglia.
P . CONDO - LA REPUBBLICA
Anche se ha interrotto la sua striscia di vittorie, lasciandosi affiancare dal Milan in testa, il Napoli esce dalla battaglia dell’Olimpico con nuove sicurezze sulla solidità delle sue ambizioni. Spalletti avrebbe potuto vincere anche questo match, in fondo Osimhen ha timbrato un palo ed è rimasto costantemente pericoloso, svelando di passaggio al Mancini ct che il Mancini difensore della Roma — grande prova la sua — merita il ripescaggio in Nazionale. L’avrebbe potuta vincere, ma Mourinho gli aveva preparato la trappola più classica del suo repertorio, quella ammirata più volte al Real, quando la superiore qualità del Barcellona veniva assecondata per lunghi tratti di gara con un blocco difensivo molto basso, salvo attaccarla con decisione ai primi segnali di stanchezza. Dopo un avvio equilibrato, ieri Mou ha schierato la Roma a ridosso dell’area consegnandosi al palleggio del Napoli, e c’era la sensazione che fosse soltanto questione di tempo prima che Insigne o Fabian o Politano trovassero il corridoio perfetto per innescare il nigeriano. Ma era un trabocchetto, estremo come è stata estrema l’intera settimana del portoghese, che partendo da una formazione di coppa sbagliata — tutte riserve non si può, il messaggio sul valore nullo del match è automatico — ha costruito un formidabile (e sensato) compendio degli ultimi dieci anni di storia giallorossa. Ebbene, Mourinho ha scelto l’ultimo quarto d’ora per provare a vincere: verificato che il Napoli aveva allentato la compattezza con la quale attacca e si difende, la Roma si è presentata in forze più volte nell’area rivale, e se ha mancato il colpo è perché Koulibaly ha confermato la sua condizione over the top. I numeri interessanti nascosti nel primato del Napoli sono parecchi, il più notevole è quel 3 alla voce gol subiti: pochissimi, nettamente di meno rispetto alle formazioni che negli ultimi anni hanno vinto lo scudetto. Il che significa che le bollicine agitate davanti da Osimhen e compagnia cantante hanno rubato l’occhio, ma senza che la cosa costasse in termini di blindatura difensiva. (...)
A BARBANO . CORRIERE DELLO SPORT
Partita brutta, non rilevante per la classifica, eppure lo zero a zero tra Roma e Napoli vale oro per Mourinho e Spalletti. I giallorossi reagiscono agli schiaffi norvegesi con carattere, gli azzurri escono dall'Olimpico da leader del campionato. È la verifica che i due tecnici attendevano e che li soddisfa allo stesso modo, essendo entrambi consapèvoli di non poter pretendere niente di più e niente di meno. La Roma non poteva perdere, neanche contro una squadra più forte, qual è il Napoli. Questo imperativo è parso da subito scritto nella coscienza degli uomini di Mourinho. Che hanno fatto la gara più prudente che si potesse, con un 4-4-2 difensivo in cui Cristante e Veretout, ma anche lo stesso Pellegrini, hanno rinunciato a osare per raddoppiare la marcatura sul centrocampo azzurro. (obiettivo era chiudere ogni geometria alle invenzioni di Insigne e alla regia verticale di Fabian Ruiz, realizzando poi un controllo asfissiante su Osimhen. n piano ha funzionato, perché il Napoli nel primo tempo, pur dominando, ha stentato ad affondare in questa tela sapiente costruitagli addosso. Lo ha fatto meglio all'inizio della ripresa, quando ha cercato con più convinzione la vittoria, sfiorandola con un paio di azioni. Ma a quel punto si è allungato e ha lasciato alla Roma l'occasione per spostare il baricentro in avanti, giocando il finale nella tre-quarti azzurra. Il professor Mourinho non avrebbe potuto desiderare di più da quella che lui stesso in conferenza stampa definisce, con un preziosismo lessicale, una rosa dicotomica, intendendo che la diversa qualità del materiale umano divide in due la Roma, e che la seconda parte lui la butterebbe, se potesse, nella pattumiera. Per intanto si contenta di lasciarla in tribuna, a mo' di sprone, portandosi in panchina i ragazzetti della primavera. Cosi, con l'astuzia di un navigato massmediologo, paria contemporaneamente allo spogliatoio e ai Friedkin. (...)
A SORRENTINO - IL MESSAGGERO
(...) È la Serie A della sporca dozzina di Mourinho o dei suoi apostoli, Josè si fida solo di loro, poi le chiacchiere se le porta via il ponentino. Col suo manipolo senza alternative, la Roma ha guardato negli occhi Juventus e Napoli, non ha segnato ma ha mostrato equilibrio, interpretato i mille battiti di una gara, strappato il primo punto a Spallettone e tenuto il quarto posto (...)