09/01/2022 10:10
REPUBBLICA.IT (F. BIANCHI) - Vista la situazione (drammatica) è molto probabile ormai che il Governo lasci giocare le partite di questo turno e la Supercoppa del 12 gennaio a San Siro con una capienza ridotta al 50 per cento e decida poi di chiudere di nuovo gli stadi. Si torna indietro, purtroppo. In Lega di serie A si rendono conto della possibilità delle porte chiuse, uno spettro del passato (e per questo hanno deciso di loro iniziativa di passare a 5.000 spettatori dal 16 al 23 gennaio, bisognerà vedere se basterà al Governo): certo, i presidenti non sono affatto contenti di vivere un altro incubo con gli stadi chiusi ma di sicuro non vogliono essere loro a prendere questa autodeterminazione, vogliono che sia il governo a fare un decreto legge ed assumersene la responsabilità.
L'obiettivo principale della Lega è di portare avanti il campionato (in qualche modo), risolvendo il nodo delle Asl: per questo aspettano il summit di mercoledì prossimo dove, per il governo, ci saranno Speranza, la Gelmini e la Vezzali. Il mondo dello sport, guidato da Giovanni Malagò, sarà ampiamente rappresentato, anche perché il problema certo non riguarda solo il calcio di serie A.
La chiusura, molto temuta, degli stadi di serie A potrebbe causare un danno consistente: è già successo nella stagione 2020. Allora la Lega stimò mancati introiti per un miliardo e 200 milioni. Gli incassi svaniti della biglietteria avevano pesato per circa 3-400 milioni, il resto aveva riguardato gli sponsor, l'hospitality, il merchandising, i musei dentro gli stadi, eccetera. La Lega aveva chiesto ristori al Governo: niente. Il presidente Paolo Dal Pino era stato anche polemico, ritenendo che il calcio fosse stato penalizzato rispetto a diverse altre categorie (una su tutte, i cinema). Ma non era arrivato un euro lo stesso. Adesso si teme che alcuni club, con gli stadi chiusi (e chissà per quanto tempo), possano andare in forte difficoltà economica, visto che il passivo della serie A supera i 5 miliardi. Ma che qualcuno possa fallire, sembra, al momento, poco probabile.
Il mondo del calcio di recente, grazie anche alle forti pressioni di Gabriele Gravina, era riuscito ad avere dal governo alcuni aiuti, non da poco: il congelamento di 444 milioni di versamenti contributivi (privilegio per pochi), poi l'apprendistato professionale richiesto anche da Francesco Ghirelli. Ora si aprirà di nuovo la "partita" delle porte chiuse: ma bisognerà anche vedere che comportamento terranno i club durante il mercato di riparazione (meno spese inutili) poi, in questa situazione drammatica, è singolare che solo i calciatori non ci hanno mai rimesso un euro?