09/01/2022 09:20
La Serie A ha firmato la propria resa al governo: per evitare la chiusura degli stadi e salvare la Supercoppa di mercoledì, i presidenti del campionato di calcio hanno accettato di far entrare per due partite solo 5mila persone a stadio.
La chiusura quasi integrale sarà limitata al weekend del 16 gennaio e a quello del 23, a prescindere dalla capienza reale degli impianti. «La fanno pagare a noi, ma i contagi sono aumentati quando il campionato era fermo... », recrimina, furioso, il presidente della Lazio Lotito. Non era l’unico: il sentimento più diffuso era proprio la rabbia, da Percassi dell’Atalanta a Cairo del Torino, dalla Juventus all’Empoli. Durante l’Assemblea in cui i club hanno deciso di tagliarsi il pubblico, Alberto Zangrillo, che prima di essere il presidente del Genoa è primario del San Raffaele, ha usato un’espressione che della riunione è diventata la sintesi: «È una soluzione che accettiamo, ma è puramente demagogica».
Mercoledì, nella riunione con la cabina di regia del Governo, si parlerà anche della questione delle Asl e delle loro ordinanze. Ieri la Lega Serie A ha piazzato un punto importante, ottenendo al Tar la sospensione delle quarantene imposte a Salernitana, Udinese e Torino. Anche Cagliari-Bologna è stata riprogrammata a martedì: quasi un dispetto alla squadra di Mihajlovic, che potrà tornare ad allenarsi solo 24 ore prima, visto che la loro quarantena è stata riconosciuta legittima. Il motivo? La squadra non ha ancora la terza dose.
Uno degli elementi chiave dell’assemblea di Lega di ieri: «All’Inter abbiamo tutti la terza dose, come sono messe le altre?», ha chiesto polemicamente l’ad Marotta ai suoi colleghi. Il calcio da quel punto di vista è ancora indietro, nonostante l’altissima percentuale di vaccinati in Serie A. Al governo la Federcalcio offrirà l’obbligo di terza dose per tutti, nell’attesa il rischio di esporsi a figuracce esiste. Basti pensare al Napoli: ieri è risultato positivo Zielinski, uno dei tre calciatori a cui la Asl Napoli2 aveva imposto la quarantena perché sprovvisto di terza dose e comunque schierato in campo a Torino contro la Juventus. Caso che quasi legittima le perplessità del governo, che avrebbe preferito fermare la Serie A.