IL PUNTO DEL LUNEDÌ - LICARI: "Roma, ora serve la stessa reazione in Coppa" - DOTTO: "I 64mila dell'Olimpico la più grande impresa di Mourinho"

11/04/2022 09:15

Non muore mai la Roma di Josè Mourinho. Contro la Salernitana decisivi i cambi dello Special One, con Perez e Smalling che ribaltano i campani e permettono ai giallorossi di agguantare l'11esimo risultato utile di fila in Serie A, in attesa del ritorno di Conference di giovedì.


Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.


F. LICARI - GAZZETTA DELLO SPORT

(...) Anche la Roma è lassù: non ha rinunciato a insidiare il quarto posto della e ha recuperato bene dallo shock di Glimt, tra sconfitta e rissa. Poteva affondare contro la Salernitana ultima in classifica, ha ribaltato il risultato grazie anche ai cambi di Mou più ispirato che con il Bodo. Ora il morale è alto. Serve la stessa reazione in coppa, partendo dall’1-2: con tutto il rispetto per i norvegesi, la Roma ha tutti i mezzi per riuscire. Una sfida complicata più psicologicamente che dal punto di vista tecnico: il 6-1 dei gruppi non si cancella in un giorno. Vincendo, in semifinale ci sarebbe una tra Leicester e Psv, difficile ma non impossibile. Mou sarebbe il primo tecnico della storia a vincere , Europa League e Conference, a dodici anni dall’unico trofeo italiano sempre suo. E poi vuoi mettere il piacere di iscrivere il nome nel primo anno dell’albo d’oro? Atalanta e Roma, non fate le stupide giovedì sera.



T. CARMELLINI - IL TEMPO

La Roma non gioca un bel calcio, ma fa l’unica cosa che conta: vincere una partita tutt’altro che semplice e restare incollata al quinto posto rispondendo alle dirette concorrenti. Bastano due minuti, quelli giusti dopo ottanta di fatica, sofferenza e scarsa precisione: una perla di Carles Perez riapre una gara che sembrava finita e Smalling mette la ciliegina sulla torta. L’uno-due fa esplodere i sessantamila tifosi giallorossi che incredibilmente hanno risposto in questa maniera per una partita non certo di cartello: forse la marcia in più della Roma potrebbe essere proprio questa. L’Olimpico pieno fa una certa impressione e fa tornare alla mente ricordi andati: incredibile come questa cosa stia accadendo quest’anno, in una stagione così. Misteri della fede calcistica. Perché dall’altra parte c’era la Salernitana di fatto già retrocessa. Eppure la Roma ha sofferto eccome, perché la squadra porta sulle spalle le fatiche dell’Europa nonostante i cambi imposti dal tecnico portoghese. E se incassi un gol come quello realizzato da Radovanovic (che non segnava da quattro anni), le cose si possono anche mettere male. Tanto più se a dirigere la gara c’è un arbitro scarso come Volpi che fischia tutto al contrario: nega due rigori netti (uno per parte a dire il vero), e sbaglia tutte le decisione che prende. Male, molto male: peggiore in campo a paletti. E brutte anche le scene viste in panchina in un finale di gara infiammato che hanno costretto Mourinho a scusarsi per tutti a fine gara. Qualcuno ha detto agli ospiti «tanto tornate in B» e la cosa ha fatto scoppiare il parapiglia. Scuse accettate dall’ex ds giallorosso (ora alla Salernitana) che s’è sfogato davanti ai microfoni confermando il suo senso dell’umorismo e di non aver peli sulla lingua: uomo di un’altra categoria. Di bello resta il successo, ossigeno puro in una stagione fin qui complicata. E anche per questo per la Roma era importante smaltire le tossine fisiche e mentali del sanguinoso ko in Norvegia contro il Bodo, serviva un segnale i vista della gara di ritorno in programma giovedì prossimo all’Olimpico che sarà il vero spartiacque della stagione. La risposta del popolo giallorosso? È già arrivata con un sold out annunciato da giorni.



A. CATAPANO - IL MESSAGGERO

(...) Nello spazio tra la gloria e l’anonimato, Roma e Lazio si sono posizionate a poca distanza dal secondo (non posto in classifica, disgraziatamente), conferendo ai due derby il peso e l’importanza di un tempo, quando una stracittadina svoltava la vita e per il resto dell’anno si tirava a campare senza emozioni né entusiasmi. Già sufficientemente appagati. Ci si è chiesto, più di una volta, se servissero Mourinho e Sarri per allenare due squadre attrezzate per puntare al 5° posto, non di più; per superare il primo girone di Europa League, non oltre; per rischiare di uscire ai quarti della Conference, contro i campioni di Norvegia, irresistibili quanto il “campo di plastica” su cui si esibiscono. Inutile guardarsi indietro, a questo punto. Non che guardare avanti faccia stare tanto tranquilli: bene che vada, questo treno (trenino) porterà Roma e Lazio in Europa League. Entrambe condannate ad allestire un’altra stagione senza gli introiti della (...)



G. DOTTO - CORRIERE DELLO SPORT

(...) Tutto l'onore possibile delle armi a Davide Nicola, tutto il rispetto per la sofferenza di e il suo sfogo a fine partita (facile immaginarlo l'uomo, quanta insultato nel cuore e nell'anima da un film insostenibile, soprattutto per come si è svolto), applauso ai loro giocatori, capaci di una dedizione commovente e della migliore partita possibile dentro la loro impresa impossibile. Non si può non cominciare da dove si è finito, la festa della gente. La copertina è tutta loro, a prescindere da tutto. Quei 64 mila ieri all'Olimpico sono stati una cosa enorme, per quanta bella e per quanto inspiegabile. Fenomeno che, prima o poi andrà interpretato oltre che raccontato e, forse, un giorno José Mourinho, quando sfoglierà l'album dei ricordi, dovrà ammettere a se stesso che questa sarà stata la sua impresa più grande. 64 mila, come le tartarughe in via d'estinzione in Australia, con la differenza che i tifosi della Roma non si estinguono, ma si riproducono di padre in figlio, uomini e donne. Più gente ieri che contro il . E giovedì sera ci saranno tutti ancora, nella partita che potrebbe valere il senso di una stagione. Occorre aggiungere altro? Si, che comunque vada i tifosi saranno stati i protagonisti di una stagione spinosa, in totale simbiosi con un allenatore che, consapevole delle lacune tecniche della sua squadra, ha acceso la manopola del fuoco, della combustione. La passione. Tra spalti e campo. tunica, vera risorsa. Se parliamo di demenza, parliamo di Var. tennesimo episodio. Se questo è il Vai; abolitelo. Subito, domani, ieri. Aveva ragione Michel Platini a suo tempo: sarà un casino inimmaginabile. (...)



T. DAMASCELLI - IL GIORNALE

(...)  La Roma mediocre ha sofferto per battere la Salernitana soltanto nel finale e non su un campo di plastica come a Bodo secondo alibi consueti di Mourinho attore molesto e fastidioso, con tutta la panchina romanista, capace di provocare e litigare con il povero Nicola. (...)