Radio mercato parla da mesi ormai dell’interessamento di Milan, Juve e una squadra all’estero, il Newcastle".
"L’interesse di queste grandi squadre mi fa piacere: se pensano a te vuol dire che vali. Mi alleno ancora più motivato: voglio dimostrare che sia giusto essere accostato a questi top club".
Quanto ti hanno cambiato gli infortuni?
"Tanto, anche dal punto di vista umano. Mi hanno insegnato che bisogna sempre reagire con positività, che ti capiti una cosa bella o una brutta. Che bisogna avere equilibrio. Che serve la palestra, anche… Prima ci andavo perché me lo dicevano, oggi ci vado altrimenti non riesco ad allenarmi".
Il primo gol in Conference League, 400 giorni dopo l’ultimo, contro il Trabzonspor è stato un sospiro di sollievo?
"È stato un traguardo: la strada che mi ha portato a quel gol è stata lunga e ho passato diversi momenti difficili. Quindi lì ho detto a me stesso: da ora sei tornato davvero a giocare".
La tripletta al Bodo il momento più importante?
"Sì, per l’importanza della partita, per la difficoltà della partita, perché all’andata avevamo perso 2-1 quindi dovevamo vincere per forza. È stata una delle notti più belle da quando gioco".
Quando le partite contano diventano più difficili, tu lì ti sei esaltato e noi abbiamo rivisto Nicolò Zaniolo.
"È stata la partita perfetta, quella dove ti riesce tutto".
Compresa la prima tripletta tra i professionisti. In mezzo ci sono state anche delle panchine un po’ pesanti, nel derby vinto con la Lazio e poi contro lo Spezia a La Spezia. La panchina non piace a nessuno, ma sei stato bravo a gestire le decisioni del mister.
"Le decisioni del mister le accetto, perché… decide lui, anche se il derby avrei voluto giocarlo. Come volevo giocare a La Spezia, contro la squadra della mia città. Penso che tutti al posto mio avrebbero voluto giocare quelle due partite lì. Poi accetto le scelte del mister, se ha deciso così un motivo c’era, però un po’ l’amaro in bocca resta".
Mou, bastone e carota: dice che la gente è ossessionata da te, che dovrebbero lasciarti tranquillo. Poi ti mette seduto in panchina. Cosa ti ha insegnato?
"Proprio così, bastone e carota. È un vincente, non servo io a ricordare quello che ha vinto. E mi ha insegnato a entrare in campo nella fase difensiva, dove dovevo migliorare e devo farlo ancora. E mi ha aiutato a gestire certe situazioni: in passato avrei reagito male o peggio per l’esclusione da partite per me molto significative. Lui mi ha insegnato a mordermi la lingua: muto e in campo a lavorare di più".
Ha cambiato spesso modulo. E tu hai giocato dove voleva il mister, anche seconda punta.
"Il 3-5-2 non esalta al massimo le mie caratteristiche, io preferisco il 4-3-3 o il 4-2-3-1 però se il mister decide di giocare così e di mettermi lì davanti io devo dare il 100% lì, per la squadra e per raggiungere il risultato".