03/08/2022 10:16
Dimmi per chi tifi e ti dirò chi sei. Ma se non mi dici per chi facevi il tifo e hai tradito, ti dirò che persona sei diventata. La fedeltà alla squadra del cuore come rivelatore e metro di misura della coerenza e dell'opportunismo. Si parla di calcio, ma la faccenda arriva anche in politica: Giorgia Meloni sostiene di essere romanista, mentre durante la gioventù era lazialissima. Da quando e perché? L'interscambio tra politica e calcio è costante, anche nel passato. A Mussolini, sospetto laziale come certissimi laziali erano i suoi figlioli, vengono attribuiti interventi che "regalarono" il primo scudetto alla Roma. Successivamente si entra nel periodo della Prima Repubblica e all'autorità fascista subentra un divo absconditus, nascosto nella figura di Giulio Andreotti, romanista in realtà sfegatato. Peppino Ciarrapico, non solo non era della Roma, ma non capiva nulla di calcio.
Durante la Seconda Repubblica la Tribuna d'onore divenne un laboratorio e una vetrina: Rutelli era laziale di cuore, ma rispettoso; Veltroni juventino, ma si fece mettere la sciarpa giallorossa al collo da Venditti nella notte dello scudetto. Marino, per evitare violenze al derby, indossò una stola metà giallorossa e metà biancoceleste. Virginia Raggi, sospetta laziale, dissimulava la sua fede: "Il mio cuore è per la città".
Adesso la verità su Meloni: Roma o Lazio?
(La Repubblica)