22/10/2022 09:10
IL TEMPO (M. ZANCHI) - Per realizzare a Pietralata lo stadio della Roma c’è un rebus da risolvere. È quello degli espropri dei terreni privati all’interno della superficie di 160mila metri quadri su cui la società giallorossa intende costruire il proprio "tempio" del calcio. A poche ore dalla conferenza dei servizi, tuttavia, in Campidoglio regna una certa confusione. Nella commissione Sport e Urbanistica di ieri è emerso che sarebbero trenta le particelle catastali interessate dal progetto che il club ha presentato a Roma Capitale e solo undici di queste sarebbero già nella disponibilità del Comune. «Altre sei risultano di persone fisiche e le restanti di enti e società private», ha detto il consigliere Federico Rocca (Fdi), che ha confrontato le mappe catastali con il "dossier stadio". «Si faranno degli espropri? - ha chiesto Rocca rivolgendosi all’ assessore all’Urbanistica, Maurizio Veloccia - Credo che a tutela dell’ente pubblico serva un piano particellare volto a chiarire la situazione». Quello degli espropri, infatti, rischia di essere lo scoglio più insidioso per il nuovo stadio, i cui costi stimati dai proponenti sfiorano i 600milioni. La Roma ha pianificato dettagliatamente quanti saranno i posti a sedere (55mila); i parcheggi (4.044); le opere di urbanizzazione a scomputo (circa 13milioni) e quelle a beneficio del quartiere (16,7 milioni), tra le quali anche un ponte pedonale sopra la ferrovia che collegherà l’impianto alla zona di piazza Bologna. Ma, se i numeri presentati in commissione si riveleranno corretti, è meno chiaro come si arriverà alla proprietà pubblica dell’intera area per cui la Roma chiede il diritto di superficie per novant’anni. «La procedura è in fase embrionale - ha risposto Veloccia - quello patrimoniale è certamente un tema fondamentale che potrà essere oggetto di istruttoria da parte del dipartimento». Il Campidoglio, quindi, deve ancora studiare. Dalla società dei Friedkin, invece, emerge piena consapevolezza del fatto che quella delle proprietà sia una tematica sul tavolo. Tra giallorossi e Campidoglio regna al momento totale fiducia: tutte le verifiche necessarie, anche rispetto alla destinazione dei terreni, saranno compiute. Resta da chiarire chi dovrà tirare fuori dal portafogli i soldi per gli espropri. Se il Comune o magari la Roma, che però aspetta di avere il quadro chiaro. Bisognerà accertarsi, ad esempio, che su queste particelle non pesino vincoli, fallimenti o sequestri. La partita successiva si giocherà con i proprietari, ai quali bisognerà presentare un’offerta congrua, e poi sperare che non arrivino ricorsi. Procedure, queste, che in passato hanno tenuto appeso il Comune per decenni. Anche l’assessore all’Urbanistica è prudente. «Se è plausibile vedere esordire la Roma nel nuovo stadio già nella stagione 27/28, per il centenario? - ha affermato Veloccia meno di sette giorni fa - Ci sono per lo meno venti variabili indipendenti, se tutte "vanno in buca" tecnicamente è possibile, statisticamente nel passato non è avvenuto»