La rabbia di Mou: «Fragilità emotiva, facciamo autocritica»

14/11/2022 07:43

IL TEMPO (M. JURIC) - Sei secondi che spiegano sei mesi. Quelli che si è voluto prendere Mourinho in conferenza stampa quando gli è stato chiesto dove fosse finita la Roma dello scorso anno. Quella senza la stella polare Dybala, quella bella e vincente di Tirana. Silenzio assordante di chi sa e non vuole dire. Almeno non chiaramente, perchè i riferimenti alla poca personalità della rosa iniziano a diventare molti: «È arrivato il momento per alcuni di fare una riflessione, di fare autocritica. ll problema non è sbagliare ma quando puoi dare più di quello che dai e invece non lo dai. Parlo di questa fragilità mentale, emozionale, psicologica, che a volte è una fragilità intrinseca, altre volte perché il calcio non è la cosa fondamentale nella tua vita». Un Mourinho costretto a fare lo psicologo, pur scansando con sdegno questa sua funzione motivazionale. Prima analizzando il rigore: «Non doveva tirarlo Belotti, ma almeno ha avuto il coraggio di farlo». Poi riferendosi ad Abraham: «Credo che quando sei un giocatore professionista non serva una fonte esterna a te stesso per darti fiducia. Nessuno psicologo, nessun allenatore fa cambiare la mentalità di un giocatore. Sei un uomo, sei tu che devi trovarla. Dando tutto ogni giorno, in ogni allenamento e in ogni partita. Non credo servano motivazioni per prendere lo stipendio a fine mese». Sull’espulsione il portoghese taglia corto: «È giusta, le parole che ho detto all’arbitro meritavano il rosso. Mi sono scusato, ma non voglio parlare del suo operato». Così come è sintetica e semplice l’analisi della gara: «Oggi ci sono due partite: una fino al 70' e una dopo. In venti minuti abbiamo creato più di quello che abbiamo fatto nelle ultime quattro o cinque partite. E il perché è facile, quando un giocatore come Dybala non gioca è tutto molto diverso per noi». Fortunatamente per la Roma l’argentino alla fine è entrato. E ha cambiato la gara, ancora una volta: «Ho parlato con Mourinho e gli ho detto che se aveva bisogno io ero a disposizione, nonostante la convocazione al Mondiale. Volevo aiutare la mia squadra. Ho lavorato tantissimo per esserci, ho accorciato i tempi e ci sono riuscito. Mi sarebbe piaciuto entrare prima, ma per questione di tempi non ho potuto». L’unico sorriso della serata di Dybala è per il Mondiale: «Spero vada bene e che gli italiani tifino per noi. Si gioca ogni quattro anni, non c'è bisogno di dire quanto sia carico»