Psicodramma Roma

14/11/2022 07:32

IL TEMPO (A. AUSTINI) - Meglio fermarsi qui. La Roma chiude la prima parte di stagione con un’altra partita inguardabile, non la perde grazie a un gol nel recupero di Matic dopo il rigore appena sbagliato da Belotti, ma non basta neppure per accennare un sorriso. Nell’ultima gara del 2022 i giallorossi raccolgono un punto triste contro il Torino - il secondo di fila dopo Reggio Emilia - e agganciano l’Atalanta al sesto posto, ma in campo non esistono per settanta minuti e si prendono i meritati fischi dell’Olimpico, che continua a riempirsi per assistere alle partite di una squadra dispersa. Se si continua così, però, il bonus di fiducia rischia di esaurirsi e la sosta arriva nel momento più opportuno. In un pomeriggio buio per i giallorossi la luce la accende Dybala entrando a venti minuti dalla fine, quelle poche energie che l’argentino ha potuto dedicare alla Roma prima di partire per il Mondiale sono bastate a scuotere la squadra, che ha iniziato almeno a giocare sui nervi e si è aggrappata ai colpi del suo unico fuoriclasse. Paulo si è guadagnato il rigore e ha colpito la traversa da cui è scaturito il gol dell’1-1. Senza la giocata della Joya e il tiro di rabbia di Matic sarebbe arrivata la quarta sconfitta per 1-0 nelle ultime cinque gare giocate in casa. Con Abraham uscito tra i fischi al termine di una prestazione desolante e Pellegrini in panchina solo per fare gruppo, Dybala non se l’è sentita di calciare il penalty dopo aver preso un colpo duro da Djidji. Così il grande ex Belotti ha sistemato il pallone sul dischetto dopo il fischio del contestato Rapuano, che nel frattempo aveva decretato la seconda espulsione stagionale di Mourinho per insulti, ma ha colpito il palo confermando di non essere un rigorista: con quello di ieri siamo a 10 errori su 36 calciati. Il bilancio della partita e delle prime 15 gare di campionato non può che essere negativo. Gli infortuni, il calendario compresso e la conseguente stanchezza non bastano a spiegare il rendimento mediocre di una Roma che da Tirana in poi fa una fatica enorme a esprimersi. Le responsabilità, come sempre, vanno distribuite. Alcuni giocatori, non solo Abraham, stanno facendo davvero troppo male. Zaniolo continua a fare partite per conto suo, Zalewski ha perso lo spunto, Cristante è andato in tilt, Mancini pensa più a protestare che a marcare, Belotti si è immalinconito dentro i suoi limiti. Ma a essere carente è anche l’organizzazione di gioco. Questa Roma va avanti per inerzia, senza movimenti coordinati. E se perde la spinta mentale è una squadra terribilmente piatta. Mourinho continua a dare la colpa alle assenze, Dybala su tutti, ma non vuole spiegare perché una squadra che ha vinto un trofeo europeo senza l’argentino adesso non riesca più a giocare qualche buona partita e, nelle ultime tre, neanche a vincerla.