10/01/2023 07:37
LEGGO (E. ORLANDO) - Hanno un nome e cognome, anzi un volto. Duecento ultrà su 300, in gran parte romanisti, sono stati identificati come partecipanti alla maxi rissa delll'autostrada A1 con i supporter napoletani. Ma le Procure di Arezzo, Roma e Napoli, con le Digos delle questure dei capoluoghi, stanno visionando le immagini e nelle prossime ore si sapranno anche proprietari e noleggiatori dei pulmini che li hanno trasportati sul luogo dell'inferno. Rissa aggravata e attentato alla sicurezza dei trasporti le principali accuse. Domenica sera all'ospedale di Arezzo, la polizia ha arrestato Martino Di Tosto di 43 anni, un ultrà della A.s. Roma già schedato per fatti inerenti scontri negli stadi e per una vicenda (per la quale venne indagato e poi archiviato) legata all'omicidio dell'imprenditore 64enne Antonio Maria Rinaldi, assassinato a colpi di pistola in un garage alla Pisana nel 2012. La vittima era un intermediatore nelle aste giudiziarie degli immobili e Martino Di Tosto era all'epoca il suo autista e guardaspalle. Nel 2013 il suo nome balzò di nuovo alle cronache per aver lanciato un sasso, fuori l'olimpico, contro l'autobus che trasportava i supporters del Verona. L'uomo è difeso dall'avvocato romano Lorenzo Contucci. Martino Di Tosto è stato ferito con più coltellate ed accompagnato sanguinante al pronto soccorso di Arezzo dai compagni che lo hanno scaricato davanti all'ospedale e sono fuggiti. Ha riportato ferite da coltello a una coscia e a un polpaccio. Tutto è iniziato dopo il concentramento, disposto dalla Prefettura di Arezzo presso l'area di sosta Badia al Pino (dove avvenne l'omicidio di Gabriele Sandri da parte del polizotto Luigi Spaccarotella) di un gruppo di 150 ultras napoletani. Il blocco era coordinato dall'ufficio di gabinetto della questura aretina per far passare in autostrada i mezzi su cui viaggiavano i tifosi giallorossi. Ma quando il gruppo di romanisti è transitato davanti ai partenopei è cominciata una sassaiola e un lancio fumogeni e oggetti contro le auto che transitavano. Un centinaio di metri dopo la piazzuola i furgoni (danneggiati) hanno accostato sulla corsia di emergenza e sono cominciati gli scontri. Altri mezzi con le tifoserie hanno fatto retromarcia e iniziato a prendere parte al tumulto. Secondo chi indaga gli scontri potrebbero essere stati organizzati a tavolino. Molti gli indizi che la domenica non sarebbe stata una delle tante a Badia al Pino. A partire dai tanti van, usati dai tifosi per le trasferte al posto dei pullman, «parcheggiati ovunque nell'area di servizio, e che soprattutto non ripartivano subito dopo una breve sosta». E poi nessuno dei supporter vestiva i colori della propria squadra ma erano tutti con abbigliamento nero e cappucci. «Si sentivano gli accenti, che tradivano la provenienza delle persone, ma i tifosi non erano riconoscibili chiaramente», raccontano all'autogrill.