21/03/2023 10:17
LA REPUBBLICA - In un'intervista al quotidiano Alessandro Portelli, 80 anni, storico ed ex docente di letteratura angloamericana alla Sapienza, oltre che figlio di un calciatore delle giovanili biancocelesti degli anni '30, è intervenuto sulla questione dei cori antisemiti della Curva Nord durante il derby. Uno stralcio delle sue dichiarazioni: «Il fascismo è reato, sono andato a dirlo anche a Lotito anni fa. I cori antisemiti sono di una parte dei laziali, non di tutti. Il problema è che gli altri, la maggioranza, non li azzittiscono subissandoli di fischi ma glielo lasciano fare».
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Le dà fastidio quando dicono che tutti i laziali sono fascisti e razzisti?
«Estendere a tutti il comportamento di un gruppo, sia pure non trascurabile, è un errore. Ma va preso atto che l'intera maggioranza dello stadio, per indifferenza ma anche per paura, non mette a tacere questi cori. Segnalo l'associazione Lazio e Libertà che è stata fondata dai laziali democratici che si oppongono allo stereotipo del laziale fascista. Non è un caso che siano stati aggrediti».
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La Lazio come società può fare di più per contrastare il problema?
«Secondo me sì. Il club deve dire basta a tutto e deve essere netto, magari anche organizzando delle iniziative. Finora ha fatto delle prese di distanza generiche. Questa situazione fa male all'immagine della Lazio, perché in tutto il mondo si porta dietro questa nomea. Se la società non vuole essere etichettata in questo modo deve agire in prima persona, non affidarsi solo alla buona volontà di un gruppo coraggioso di tifosi che alza la bandiera dei laziali democratici. Il problema purtroppo è endemico del calcio e delle curve, magari fosse solo la Lazio».