26/04/2023 09:25
Il calcio italiano ha ancora molta strada da fare rispetto agli altri Paesi europei e la chiave di svolta è rappresentata dagli stadi. Gli impianti sportivi recentemente si sono trasformati da luoghi a specifico appannaggio degli spettatori in spazi pubblici, spesso urbani, aperti a tutta la cittadinanza e visitati da una fascia sempre più allargata di pubblico. Questo salto cambio di passo stenta a concretizzarsi appieno in Italia, a causa di problemi burocratici e strutturali dell'attuale manufatto «stadio italiano».
Innanzitutto gli stadi italiani sono vetusti, di 68 anni mediamente, quasi il doppio dei 38 anni della Germania e dei 35 dell'Inghilterra. Per di più, ci sono delle gravi carenze nella manutenzione degli stadi, un aspetto che sembra paradossale dato che il 76% degli impianti è sotto la mano pubblica. Solo infatti Juventus, Sassuolo, Udinese e Atalanta sono proprietarie delle proprie case sportive, anche se Milan e Inter stanno lavorando per avere un proprio stadio a Milano. E oggi le commissioni competenti del Campidoglio danno il loro parere sulla delibera per lo stadio della Roma.
L'altro problema degli impianti è la scarsa attrattività per i limitati servizi extra calcistici offerti e per la fruizione non ottimale degli eventi. Tutti aspetti che incidono sull'affluenza di pubblico, nettamente inferiore a quella di altri Paesi, si parla infatti di un 54% in Italia contro il 90% di Regno Unito e Germania e del 70% di Francia e Spagna.
(Milano Finanza)