26/04/2023 07:25
Una scacchiera ai piedi del Colosseo. Da un lato Paulo Dybala, dall’altro Diletta Leotta. Al centro una partita a scacchi come fil rouge del racconto dell’argentino sul suo primo anno alla Roma. È in questa location esclusiva che è andato in scena il nuovo episodio della serie Dazn Heroes.
«La storia della Dybala Mask nasce un po’ qui al Colosseo. Da bambino guardavo tanti film su Roma, la città e la sua storia. Il film “Il Gladiatore” l’avrò visto 20 volte. Dopo un momento difficile della mia carriera, ho pensato a questa esultanza. Alla gente è piaciuta e allora continuo a farla».
Un gesto ripetuto da tanti bambini anche a Roma.
«La gente qua è incredibile. Fin dal primo giorno mi hanno fatto sentire questo calore. Quando il direttore ci ha contattato ed é emersa la possibilità di venire a Roma mi sono detto “devo far qualcosa in questa città”».
Una di queste potrebbe essere prendere la maglia numero 10?
«Il numero 10 della Roma sarà sempre Francesco Totti. Alla Juventus me lo chiese la società di indossare la 10 ed è stato un enorme piacere. Mai dire mai, ovviamente sarebbe una responsabilità unica».
Tornando agli scacchi, qual è la sua scacchiera romanista?
«Parto dal cavallo, l’unico pezzo che negli scacchi può “saltare” gli altri, e nella Roma è Spinazzola. L’alfiere è Matic per la sua visione di gioco, mentre le nostre torri sono Smalling e Abraham».
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Mancano i pezzi più importanti. Chi sono il re e la regina della Roma?
«Mourinho è il nostro re. Ma la regina è tutta la squadra, non dite che sono io: piuttosto mi sento un pedone».
Che cosa rappresenta per lei il portoghese?
«Josè Mourinho ha un’immagine e un potere importante per tutto quello che rappresenta nel mondo del calcio. Sarebbe un buon giocatore di scacchi. Prima di arrivare qui, ci siamo sentiti due volte, mi ha chiamato quando stavo ancora a Torino. Ho sentito con lui un feeling speciale, è difficile nel mondo del calcio trovare qualcuno che ti dica le cose in faccia in modo sincero. Con lui ho un rapporto diretto. Entrambi vogliamo il meglio per la gente, lui ha fatto la storia del calcio. È molto sincero, è bravo a preparare le partite. Quasi tutte le cose che ti dice poi in campo succedono».
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(La Repubblica)