24/06/2023 10:12
TUTTOSPORT - Seconda spiaggia a destra, questo era il destino di Paolo Giovannelli. E poi dritto fino al mat-tino di una nuova vita. La prima riserva di Falcao, Di Bartolomei e Ancelotti, il formidabile centrocampo della Roma dello scudetto 1983, ti invita nello stabilimento balneare "Bagni Olimpia" di Cecina dove ogni giorno prepara i lettini, rastrella la sabbia, consiglia i bagnanti, dà una mano in cucina. A 62 ami è un uomo felice, sereno. (...) «Faccio il bagnino da trent'anni, era il mio sogno già quando giocavo a pallone
non sarebbe durata a lungo la mia carriera». Che però, oltre a lasciargli in dote ricordi che non sbiadiscono con il passare degli anni, gli concede ancora oggi il privilegio di essere amico di Carlo Ancelotti. Di più: è il suo portafortuna. «Ogni volta che gioca una finale importante mi chiama e mi prepara i biglietti. Non sono riuscito ad andare solo a Istanbul quando con il Milan perse quell'incredibile Champions League. Da allora se non sono al suo fianco e perde mi sento un po' responsabile». (...)
Giovannelli, ci racconta quella partita?
«Era un Lazio-Rorna senza troppe pretese, due squadre non certo da scudetto (i giallorossi chiusero sesti, i biancocelesti finirono in B per il Totonero, ndr), ma il derby nella Capitale vale davvero una stagione. volevamo prenderci una rivincita e regalare una gioia ai nostri tifosi. Passammo ìn vantaggio con Pruzzo, loro pareggiarono con D'Amico e a 8 minuti dalla fine, dopo che per tre volte avevamo rischiato di andare sotto, mi passò davanti quel pallone che a giocatori come me capita una sola volta nella vita. Crossa cenerà da destra, la difesa della Lazio respinge corto, arrivo in corsa e da fuori area di destro metto sotto l'incrocio. Dico sempre che ebbi anche fortuna perché quando la colpisci così bene può finire allo stesso modo dove la misi io oppure in curva. Quella Curva Sud sotto la quale ebbi il privilegio di se-gnare correndo poi a prendemi l'abbraccio della nostra gente».
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Come visse i giorni seguenti al gol di una vita?
«Avevo solo 19 anni, vivevo a Trigoria, mi tennero li. Capii solo più tardi la portata di quello che ero riuscito a fare. Mi sono comunque tolto belle soddisfazioni giocando con Ascoli e Cesena, pur tinuando a non riuscire a piegare completamente la gamba infortunata. Ho giocato per un'altra dozzina d'anni quindi poteva andarmi anche peggio».
Il rapporto con Carlo Ancelatti è rimastosempre intenso, sincero e genuino. Segno che nel calcio possono nascere davvero delle belle amicizie?
«Lui è il numero uno. Non lo dico perché è mio amico o perché è ormai l'allenatore più vincente tra quelli in attività. Dal punto di vista umano ha dei modi di fare con i quali si fa voler bene da tutti. à il suo segreto nel gestire i grandi campioni che allena ormai da anni. In questo ha preso dal Barone: Niels Liedholm era così, sapeva sempre come stemperare le tensioni, con una battuta, la parola giusta al momento giu-sto. Gente che non si è mai fatta mettere i piedi in testa da nessuno, che sa farsi rispettare con una personalità che gli esce naturale».
Quindi ormai lei deve essere sempre in tribuna quando Ancelotti gioca una partita importante?
«Lo faccio molto volentieri, è un onore. Mi piace anche vedere come gestisce i rapporti interpersonali dietro le quinte. E poi le sue squadre giocano bene. Non è solo un gestore come dice qualcuno. A un allenatore completo, il migliore».
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