Altro che Lukaku, benvenuto Azmoun. Con Taremi ha sfidato il regime iraniano

04/09/2023 09:12

“Le regole imposte qui in nazionale ci impediscono di parlare finché siamo in ritiro, ma non ce la faccio più a restare in silenzio. La punizione è l'espulsione dalla nazionale? Beh, cacciatemi. Se sarà servito a salvare anche una sola ciocca di capelli delle donne iraniane ne sarà valsa la pena. Quanto sta succedendo non sarà mai cancellato dalle vostre coscienze, io non ho paura. Vergogna per voi che avete ucciso con tanta facilità gente del nostro popolo: e viva le donne iraniane. Se questi sono i musulmani, che Dio faccia di me un infedele".  Non so voi: ma anche se il nuovo acquisto accolto con festeggiamenti da mille e una notte a Roma dai tifosi giallorossi è stato Romelu Lukaku, io sono più contento che in Serie A, sotto il Cupolone, sia arrivato Sardar Azmoun, 28 anni, il calciatore di cui avete appena letto la presa di posizione contro le violenze del regime del suo Paese, l'Iran, all'indomani dell'assassinio di Masha Amini, la ragazza uccisa per aver indossato il velo in modo improprio e la cui morte fece sprofondare l'Iran, nell'autunno scorso, in una spirale di proteste, repressioni e violenze. […] Taremi non ha esitato, come Azmoun, a esporsi personalmente sui social nei giorni terribili della repressione del regime di Raisi. "La giustizia non può essere fatta con un cappio", scrisse su dopo l'impiccagione di due giovani manifestanti e la condanna a morte, poi tramutata in condanna a 26 anni di carcere anche grazie all'hashtag #NoToExecution rilanciato da lui e altri noti calciatori europei, decisa sul conto di un calciatore del Tractor, Amir Nasr Azadani, accusato di "Mohaerebeh" (guerra contro l'Islam e lo Stato). "Quale società troverà mai pace se ogni giorno ci sono spargimenti di sangue ed esecuzioni?", chiedeva Taremi schierandosi contro il governo e a fianco dei manifestanti e del popolo. Dall'Iran con onore: quando il calcio diventa civiltà, umanità, ardimento. Benvenuto a Roma Azmoun. E che peccato non averti qui con noi, Taremi. 

(Il Fatto Quotidiano)