06/11/2023 07:47
IL TEMPO (T. CARMELLINI) - Poco meno di tre minuti per passare dall'infe-no al paradiso. Poco meno di tre minuti, dopo i novanta di gioco regolare, per spazzare via incubi nefasti tornati alla mente già prima di iniziare questa partita contro una delle bestie nere della Roma. Azmoun (primo gol in giallorosso), Lukaku (nona rete in 12 gare) e dietro a ricamare, dare spunti e idee il solito Dybala. All'Olimpico contro il Lecce finisce 2-1 per la squadra di Mourinho che ha dominato per lunghi tratti ma che stava perdendo in maniera beffarda prima del finale per cuori forti che ha fatto esplodere lo stadio e tre quarti di città. Mourinho spazza via un'altra maledizione e vince la seconda gara all'overtime: perché ci sono delle partite scritte prima ancora di essere giocate. Così come ci sono delle squadre di piccola caratura in grado di far male, sistematicamente, alla big di turno: delle vere e proprie spine nel fianco. Il Lecce è una di queste, lo è in assoluto per la Roma contro la quale da sempre riesce a dare il meglio di se. La storia giallorossa è funestata da uno scontro con i pugliesi che provano sempre a far male ai giallorossi. Ieri sembrava tutto scritto, perché quando Lukaku dopo due minuti scarsi di gioco ha sbagliato il primo rigore della sua carriera in serie A (fino-ra aveva fatto 14 su 14), il segnale era apparso chiaro e i tifosi giallorossi avevano già in mente cosa sarebbe successo. E così è stato, almeno fino al novantesimo in una partita giocata di fatto a una porta nella quale il portiere ospite Falcone è stato il migliore a palette dei suoi respingendo tutto quello che arrivava dalle sue parti. A Mourinho non era bastato il rientro della coppia Dybala-Lukaku, così come la splendida serata di Aouar e una prestazione nel complesso assolutamente convincente della sua squadra. Perché col passare dei minuti, con i giallorossi che ci provano ma non riuscivano a passare, il Lecce aveva iniziato a prendere confidenza e provare a far male nelle ripartenza diventando pericoloso in più di un'occasione. E la cosa gli era pure riuscita: il delitto perfetto. Dopo sessantadue minuti, proprio quan-do la Roma stava imprimendo il suo massimo sforzo alla gara. La squadra di D'Aversa va in contropiede, Mancini fatica per l'ennesima volta contro la velocità di Banda che riesce a metterla dentro per Almqvist che castiga Rui Patricio e la Roma. Sull'Olimpico a quel punto era piombato un silenzio glaciale, quasi rassegnato. Ma Mourinho lì è stato bravo, non si è fatto impressionare, ha messo dentro tutto quello che di offensivo aveva (Rena-o Sanches, Belotti, Azmoun e Zalewsky) e i suoi uomini lo hanno ripagato con un finale da infarto. Prima il Lecce ha rischiato il raddoppio, poi il quarto uomo ha alzato il tabellone che indicava 5 minuti di recupero: ecco, è successo tutto lì. Prima l'iraniano Azmoun raccoglie di testa l'ottima palla messa dentro da Zalewsky e fa esplodere l'Olimpico, poi arriva la giocata che cambia tutto e fa partire la festa. Dybala, ancora in campo nonostante botte e acciac-chi, fa una giocata da fenomeno: pallone con i giri contati a Lukaku che fa quello che meglio gli riesce nella vita. Difende il pallone alla sua maniera, fa a sportellate con la difesa e infila l'ottimo Falcone: 2-1 per la Roma quando il cronometro di Colombo segna il minuto 94. E' tutto vero. Ora la coppa, poi il derby: altre battaglie ma la Roma c'è.