12/01/2024 08:08
Il murale di Testaccio, quello che lo ritrae sulla Vespa, ha iniziato a scrostarsi al fischio finale di una sconfitta con la Lazio in Coppa Italia. Per la prima volta, dopo quasi tre anni di idolatria, Roma interrompe la liturgia verso il suo totem. José Mourinho non è più intoccabile. Il fuoco si è spento sull'altare del vero sancta sanctorum della capitale: il derby. Perderlo è grave, perderne quattro su sei senza segnare nemmeno un gol per quattro volte consecutive è troppo, anche se sei uno che ha vinto tutto, se hai riempito lo stadio Olimpico di gente per due anni consecutivi, se hai ridato entusiasmo e trofei a una città che non si ricordava più bene cosa fossero. (...) Mourinho può continuare a sventolare orgogliosamente la bandiera delle due finali europee raggiunte in due anni a Roma, un risultato senza precedenti per la squadra che allena. Ma i numeri raccontano che quella romana è la peggiore versione di sempre del fu Special: gira al ritmo di 1,63 punti a partita, peggio persino della sua prima vera stagione da allenatore, al piccolo Leiria, 22 anni fa. (...) Quando il clima si infuoca, Mourinho sfodera armi che sa usare alla perfezione, trasformando ogni dichiarazione in uno scontro, ogni partita in una corrida e ogni sconfitta in una congiura. In due anni e mezzo ha collezionato sette espulsioni e una decina di giornate di squalifica, tutte per qualche parola, per qualche protesta, per qualche offesa a un arbitro: i parafulmine del suo rendimento zoppicante. (...) E forse è per questo che Mourinho non ha mai avuto dalla società l'appoggio che avrebbe voluto nella lotta agli arbitri: semplicemente perché la proprietà non condivide la sua lotta. Per questo del rinnovo non si parla. Per questo il Milan, domenica, è una frontiera. Basta pochissimo, a questo punto, per veder comparire la scritta "game over". (...)
(La Repubblica)