05/04/2024 20:00
I giudici del tribunale di Roma nella giornata di oggi emetteranno la sentenza sullo stadio della Roma, riguardante il vecchio progetto di Tor di Valle, mai realizzato e per il quale l'As Roma è estranea ai fatti. Lo scorso 27 ottobre i pm Giulia Guccione e Luigia Spinelli, al termine della requisitoria nell'aula Vittorio Occorsio del tribunale di Roma, hanno chiesto al collegio 22 condanne. La più gravi per Marcello di Vito, ex presidente dell'assemblea capitolina, per il quale sono stati chiesti undici anni e mezzo, e Camillo Mezzacapo. Richiesta più lieve per Luca Lanzalone, per cui sono stati chiesti 9 anni. Per l'imprenditore Luca Parnasi, invece, é stata chiesta una condanna a 8 anni e 8 mesi. Per Francesco Bonifazi (ex tesoriere del PD) è stata chiesta una condanna a 2 anni e 8 mesi, mentre per Giulio Centemero (parlamentare della Lega) è stato chiesta la condanna a 3 anni e 4 mesi. Per Gianluca Bardelli la procura ha sollecitato una condanna a 7 anni e mezzo, mentre per Adriano Palozzi sono stati chiesti 5 anni. Per l'ex assessore Michele Civita sono stati chiesti 4 anni. Due anni e mezzo, invece, la richiesta di condanna per Davide Bordoni. Fabio Serini e Francesco Prosperetti, invece, in base alla richiesta della procura rischiano una condanna a 4 anni. Quattro anni e mezzo per Giuseppe Statuto.
(repubblica.it)
Due anni di condanna a Luca Parnasi e otto di carcere all’ex presidente del consiglio comunale Marcello De Vito. Molte assoluzioni fra le quali quelle all’ex assessore regionale Michele Civita e il tesoriere del Pd Francesco Bonifazi. Complessivamente le pene sono state più leggere di quanto chiedeva la procura. E le condanne nove in tutto. [...]
Parnasi avrebbe finanziato schieramenti politici bipartisan (dal Pd alla Lega), convinto soprintendenti a promuovere il suo progetto di stadio, foraggiato consulenti e amministratori societari. Nei suoi confronti i magistrati hanno sollecitato, con rito abbreviato, otto anni e mezzo di carcere per episodi avvenuti fra il 2017 e il 2018. A giudizio politici che spingevano per l’assunzione del figlio e altri che si facevano largo tra colleghi di partito grazie a finanziamenti ad personam, consulenti come l’ex numero uno di Acea Luca Lanzalone teoricamente piegati alle esigenze dei costruttori ma anche professionisti come il manager Ipa Fabio Serini che trattavano la propria nomina in cambio di favori.
(roma.corriere.it)