Stella d'Europa

20/04/2024 10:12

IL TEMPO (L. PES) - Per un'assenza che pesa c'è una presenza costante che alimenta il sogno dei tifosi giallorossi. Dal 2018 la Roma non c'entra la qualificazione alla Champions League, ma dallo stesso anno i percorsi europei dei capitolini sono diventati improvvisamente delle cavalcate lunghe ed emozionanti. L'Olimpico è esploso ancora una volta dopo i tre fischi di Marciniak, come aveva fatto dopo le gare contro Ajax nel 2021, Bodo nel 2022 e Feyenoord dodici mesi fa. Il successo contro il Milan (battuto anche all'andata) vale la quarta semifinale continentale di fila, la quinta nelle ultime sette stagioni partendo proprio da quel 2018 con la notte indimenticabile di Roma-Barcellona. Storie diverse per percorsi diversi, da Fonseca a Mourinho fino a De Rossi, condottiero antico e allenatore contemporaneo che probabilmente ha vissuto il doppio quarto di finale meno equilibrato negli ultimi anni battendo i rossoneri di Pioli sia al Meazza che davanti al proprio pubblico. Soffrendo e gioendo insieme in una comunione totale di passione con la propria gente.

Dal tap-in di Mancini, al sinistro magico di Dybala fino alle corse a perdifiato di El Shaarawy e il sacrificio di capitan Pellegrini, tornato ad essere leader. Questa l'anima di una squadra che ha sposato la causa del proprio allenatore garantendogli, di fatto, la conferma anche per gli anni a venire. Un annuncio arrivato diverse ore prima della gara più importante della stagione e che ha reso ancora più forte la posizione dell'ex capitano. Ora c'è un ostacolo duro come il Bayer Leverkusen fresco campione di Germania e con la sete di vendetta di chi un anno fa sbatté contro il muro giallorosso eretto da Mourinho alla BayArena. Ciò non toglie la crescita costante del club dei Friedkin, che ieri ha raggiunto la settima posizione del ranking Uefa, superando il Lipsia e avvicinandosi ai connazionali dell'Inter eliminati agli ottavi di Champions dall'Atletico.

Quella Champions che sembra stregata per la Roma, che Taylor le ha tolto a Budapest e che in questa stagione può ancora arrivare attraverso due strade. Quella della coppa, uscendo indenni dal confronto con Xabi Alonso (dall'altra parte del tabellone una storica Atalanta sfiderà il Marsiglia in semifinale) oppure uno dei primi cinque posti (diventati ufficiali dopo l'ultima tornata europea) in classifica da difendere dall'assalto dell'Atalanta o da contendersi col Bologna prossimo avversario tra due giorni all'Olimpico in un match cruciale per la classifica. Nessuno può confermare con esattezza scientifica se esista effettivamente un DNA europeo, ma da sei anni a questa parte la Roma che scende in campo nelle notti di coppa sembra un'altra rispetto a quella spesso rallentata del campionato. Vincere aiuta a vincere e macinando qualificazioni su qualificazioni il gruppo storico della rosa ha messo nel curriculum un'esperienza davvero invidiabile, innalzata dal biennio Mourinho che ha portato la Roma a sfilare due volte accanto alla coppa. Una vinta, una lasciata al Siviglia con un'amarezza che ancora oggi esiste nella testa di calciatori e tifosi. Provare a vendicarla evitando la vendetta del Leverkusen è la missione della banda di DDR.