10/05/2024 10:24
"Ho perso mio fratello Marcello, una roccia. E mio padre Carlo, ancora più forte. Null'altro può scalfirmi". Luciano Spalletti si fa inscalfibile ct della Nazionale intervistato dal quotidiano. Torna a parlare del Napoli, del "suo" Napoli, e di quello opposto, in crisi, che porta ancora lo scudetto cucito sulla maglia. Dice che "tre allenatori in genere non si cambiano neanche in cinque anni. Come si fa in pochi mesi ad assimilare tante cose da uomini che hanno metodi e caratteri diversi. I giocatori, talvolta, devono essere confortati, convinti di essere forti. Basta un nulla per demotivarsi. Ragazzi giovani come Zirkzee, Kvara per esempio vanno coltivati, difesi e sostenuti ogni giorno".
Dice spesso: siamo tutti fratelli
"Davanti allo spogliatoio c'è un salvadanaio virtuale dove ognuno mette ciò che ha e può dare. Recuperare una palla persa può valere quanto un gol. Così si vince, così nascono i rapporti. Ricordo il viso felice di Totti, quando ero alla Roma e con tutta la squadra andammo da lui in ospedale".
Poi ci ha litigato, però
"Quando ci siamo rivisti dopo anni, ci siamo abbracciati. Io le persone le guardo negli occhi, nella postura. Le assicuro ci siamo ritrovati, le basi del nostro rapporto sono forti".
(Corriere della sera)