23/06/2024 08:27
Dai primi calci alla polisportiva Delle Vittorie nel quartiere romano di Vigne Nuove all'Europeo in Germania con la Nazionale. Un viaggio lungo 20 anni, vissuto gomito a gomito. Si scrive Davide Frattesi e Gianluca Scamacca. Si legge «fratelli». A dirlo in coro sono Sonia e Cristiana, le mamme dei due Azzurri. Due madri orgogliose, ma prima di tutto due grandi amiche. Giovedì erano in tribuna a Gelsenkirchen a tifare per i loro ragazzi: «Ci conosciamo da quando ci sono Davide e Gianluca, abbiamo un rapporto bellissimo», ammette Cristiana, mamma di Scamacca. Il primo incontro alla scuola calcio vicino casa. "Davide adesso corre tanto ma da piccolo mi disse "Il pallone mi fa stancare". La prima volta aveva cinque anni —racconta Sonia, mamma di Frattesi — È sempre stato molto vivace e dispettoso con i suoi fratelli. La pediatra mi suggerì di portarlo a fare qualcosa che lo facesse sfogare. Pensi che neanche ci voleva andare Davide ad allenarsi, mi diceva "lo capisci che mi stanco?" (...) . Storie, aneddoti e curiosità di due talenti che inseguono il sogno di diventare calciatori, senza sapere ancora di essere predestinati. «In tutta la carriera si sono seguiti e ritrovati. Quasi rincorsi. Al Delle Vittorie, poi Lazio, Roma, Ascoli e Sassuolo». Sonia non si dimenticherà mai il Mondiale under 19 in Polonia nel 2019: «Un'avventura incredibile. Macchine, voli, alberghi. Sempre tutti insieme». Come una famiglia, appunto. La Nazionale li ha sempre fatti ritrovare. Roma, invece, li ha prima coccolati e poi lasciati andare. Tutti e due sono passati dalla Lazio alla Roma. Trasferimenti, al tempo, tumultuosi: «È stata una lotta far svincolare Davide —ammette Sonia — ma è andata bene così». Ragazzi che diventano uomini. Tifosi che si trasformato in calciatori: «Sicuramente quando era nelle giovanili della Lazio non poteva non avere a cuore i destini della squadra per cui giocava. Poi alla Roma c'è stato uno stravolgimento, ha conosciuto il professionismo». Anche qui, percorso simile per Scamacca. Il «gigante timido», come lo chiama Sonia, lanciatissimo fin dai 14 anni. Rincorso e strappato ai biancocelesti in un derby di calciomercato giovanile: «Ci chiamò direttamente Bruno Conti e siamo andati — racconta Cristiana — per la grande felicità di Gianluca. Due anni con mister Muzzi bellissimi, nonostante due caratteri forti». Poi a 16 anni l'addio: «La scelta di andare al Psv è stata nostra. Mio figlio, al tempo, si sentì messo da parte. Come se non volessero puntare su di lui. E a malincuore scelse di andare all'estero». Il cuore, però, resta giallorosso. «Siamo tutti romanisti in famiglia». (...)
(La Repubblica)