16/11/2024 09:21
IL TEMPO (L. PES) - Energia, determinazione e romanismo. C'è tutto Claudio Ranieri nella terza conferenza stampa di presentazione da tecnico della Roma. Un ruolo che nonostante la proiezione futura da dirigente, il settantatreenne testaccino sente ancora suo e che vuole onorare soprattutto a casa sua. Roma o Cagliari, ha ammesso Sir Claudio, solo per queste due squadre sarebbe tornato in panchina, ma nell'incontro con i Friedkin a Londra si è parlato anche di altro. «Parlo in faccia, sono stato sincero con il presidente parlando degli errori. Ma devo essere sincero, mi ha lasciato a bocca aperta. Per le cose che ha detto. Per il bene che vuole a questa squadra, a questa città, a questo club. Lui sa di aver speso tanti soldi, ma di non essere ancora riuscito a fare quello di cui ha intenzione. E per questo mi ha preso. Adesso tocca a me. Con la mia esperienza. Con il mio modo di fare le cose. E io mi auguro di riuscire nel mandato che mi ha messo davanti. Lui quando ha detto queste parole, io non ho potuto dire che si. Perciò, lo ringrazio perché mi ha riportato alla casa madre».
Ringraziamenti ma anche precisazioni, emersi nel vis-a-vis in Inghilterra dove Ranieri ha accettato con entusiasmo anche l'incarico per il futuro. «Sono l'uomo vicino alla famiglia
Friedkin. In modo che facciamo tutto insieme. Si valuterà, si vedrà e poi si cercherà di sbagliare il meno possibile. Noi proveremo a fare, saremo criticati, ma cercando di fare le cose nel verso giusto. Questo è quello che mi è stato chiesto. C'è bisogno di una persona che è conosciuta, che sa di calcio, per far sì che la Roma stia sempre nelle prime posizioni lo gliel'ho detto: "Lei può fare tutto quanto", ma la squadra è il biglietto da visita. Roma è conosciuta in tutto il mondo e lui vuole lui che Roma sia conosciuta bene anche sotto l'aspetto calcistico».
La schiettezza e la rettitudine morale di Ranieri non sono certo doti nuove, ma la novità vera, almeno rispetto agli ultimi mesi, è ascoltare le parole di un uomo che oggi è chiamato a salvare la stagione ma che poi dovrà indicare la squadra attingendo, oltre che alla conoscenza della storia e dell'ambiente, anche al suo background internazionale. «Io voglio stare sempre solo, per me è importante lo spogliatoio. Io meno gente vedo, meglio è. Capisco che in Italia la figura di un presidente ci deve stare, è questo quello che io ho detto al presidente. In Italia, il presidente deve farsi vedere».
Chiarezza anche e soprattutto sulla questione Dybala, che per Ranieri non deve essere un caso e lo ha fatto presente da subito a Dan. «È la prima cosa che ho chiesto al presidente: "Ma il caso Dybala?". Presidente, io faccio come mi pare. È chiaro questo? Io non voglio sapere se ha clausole. Su Dybala sono stato chiaro: non so se è vero o no, ma io scelgo chi voglio. E il presidente ha detto che andava bene? Certo, sennò non mi prendeva... Sul giocatore si vede che è di un'altra categoria».
A proposito di calciatori, c'è spazio per Angelino («Mai più centrale») e per Hummels («Non capisco come non possa giocare, lo valuterò»), ma soprattutto l'ex Cagliari ci ha tenuto a fare un appello al tifosi. «I giocatori della Roma devono dare il 120%. In un modo o nell'altro. Altrimenti vanno fuori dal campo. Ho letto le critiche che sono state fatte ad alcuni giocatori importanti, ma io li vedevo, correvano come matti. Forse male, ma correvano, si impegnavano. Il cuore ce l'hanno messo sempre. Loro hanno dato il massimo, io voglio che diano con me anche di più. Però non dobbiamo fischiarli, ragazzi. Vanno aiutati. Non possiamo permetterci di fischiare nessuno. Fatelo a fine partita. A fine partita vengo io e fischiate. Ma non lo fate in partita». Quaranta minuti per far tornare il sorriso sul volto dei tifosi giallorossi. Ora c'è da risalire.