Roma in crisi, non ci resta che la maglia

12/11/2024 08:38

E nel mio. Ma la vita è crudele, ribalta spesso tutto e ci mette davanti a situazioni diffìcili, come quella che sta vivendo proprio il popolo romanista. Improvvisamente, l’amore infinito e incondizionato è stato oscurato dall’ombra di un dramma e in questi ultimi giorni, in questi momenti di confusione totale, il mantra decennale si è come ribaltatato, diventando “Questa Roma si può discutere?” ma soprattutto “Come si può amare questa Roma?”. Ho usato la parola dramma, perché oramai di dramma si tratta. Da vecchio romanista, nel corso degli anni, ho intravisto molte volte il buio pesto, il tunnel dal quale era diffìcile uscire, la rabbia per quello che poteva essere e non è stato. Mai, però, noi tifosi della Roma ci siamo trovati davanti a una serie di sciagure evitabili, di scelte scellerate, di crollo non solo tecnico ma addirittura etico. Tutto questo nel giro di pochi mesi. (...) Tutto inzia con l’esonero di Mou, mitigato dall’arrivo momentaneo di De Rossi, seguito dopo un battito d’ali dall’altro suo inqualificabile esonero, codificato con la scelta tecnica di Juric, fino al vuoto assoluto, tecnico e di risultati, che ci ha relegati nei bassifondi della classifica. Campioni in campo che hanno improvvisamente perso la loro luce, scelte di mercato insensate, tensione nello spogliatoio. E tutto questo con una proprietà assente, invisibile, sprezzante, silente, fredda, ondivaga, autolesionista, disinteressata ai risultati, motivata solo dall’idea di uno stadio futuro da costruire. (...) Restiamo saldamente attaccati alla maglia. A quella di Fulvio Bernardini e di Giacomino Losi, di Pruzzo e Bruno Conti, di Di Bartolomei e Candela, di Francesco e Daniele. Quella di Dino Viola e di Franco Sensi. Quella maglia che parla da sola, che ci rende diversi da tutti gli altri tifosi. Quella maglia bagnata di lacrime di dolore (tante) e da sprazzi di gioia. Ma così forti da azzerare il dolore. Noi siano la Roma, non lo sono quei giocatori guastati dal denaro. Si può anche perdere ma sputando sangue. Oggi mi sembrano tutti in attesa di altra sistemazione e sembra che se ne lavino le mani. (...)

(Il Messaggero)