O lo ami o lo detesti: Mancini, proiezione del tifoso in campo

17/12/2025 07:46

Alcuni calciatori si convincono così tanto dell'appartenenza da dimenticare il gioco. Sono gli agonisti, quelli che si ubriacano del momento feroce. Che entrano in una trance da caudillo, dimenticando il pallone. Galli da combattimento più che calciatori. Adrenalinici, duri, convinti. Wrestler che riducono il campo in un ring. Quasi ogni squadra ha il suo. Non si tratta di leadership, ma di vigilanza. Non si tratta di calcio, ma di territorio. Incarnano l'atmosfera pesante. Portandola al limite del pensiero. Raccontando la parte del difensore di confine. Sono di due tipi: l'appariscente e il subdolo. L'appariscente è stato incarnato l'altra sera da Gianluca Mancini che sembrava una pallina di un flipper in Roma-Como. Spinte, entrate sull'uomo, con il culmine del faccia a faccia con Cesc Fàbregas dopo la spallata a Jacobo Ramón che manco lo guardava, tra l'altro con palla lontana. (...) Agonismo che poi paga, perché incarna l'anima del tifoso che vede la rappresentazione in campo di quello che lo riscalda in curva. L'esplicitazione della fede che travalica, l'avversario che diventa nemico nei novanta minuti più recupero. Recita e violenza. «A 20 anni rispettavo molto di più quelli più grandi, altrimenti avrei preso qualche schiaffo nel tunnel». Si è giustificato Mancini, che sembrava uscire da "Soldati-365 all'alba" di Marco Risi, un film che raccontava il nonnismo sotto la leva militare. (...) Ma mentre ce ne lamentiamo Mancini è già un eroe. L'agonista diventa subito emblema della sua curva e nemico degli altri. La rivendicazione caratteriale è meglio di un assegno circolare. (...) Un tempo erano i difensori delle piccole squadre che picchiavano e minacciavano per intimorire i bomber, faceva parte della strategia per evitare il gol con ogni mezzo. Dettagli, come i veniali pizzichi di Beppe Bergomi, suppostati da partite esemplari. Quando per diventare bandiera ci voleva anche un po' di vocazione. Ad Agostino Di Bartolomei bastavano lo sguardo e il pallone.

(gasport)